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La mafia degli aiuti che affama la Striscia

6 mesi fa 6
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GERUSALEMME. Sono sempre più discordanti tra esercito israeliano e Nazioni Unite i numeri sugli aiuti trasportati a Gaza e distribuiti nella Striscia, e sullo sfondo, i camion bloccati all’esterno della Striscia e quelli che invece all’interno vengono rubati per alimentare il mercato nero.

Da più parti si fa pressione su Israele affinché aumenti l’afflusso di aiuti alla popolazione civile di Gaza che vive in condizioni molto disperate. Soprattutto al nord della Striscia, dove sono cominciate ad arrivare migliaia di persone che hanno lasciato i campi profughi del sud e del centro, manca tutto.

Far arrivare i camion di aiuti al nord è un’impresa. Il processo è alquanto complicato: i mezzi entrano nella Striscia o dal valico di Rafah a sud o da quello di Kerem Shalom, a sud est, dopo profonde ispezioni da parte delle autorità israeliane, che spesso rimandano indietro contenuti ritenuti non adeguati. Da qui i mezzi raggiungono centri di raccolta gestiti principalmente dalle Nazioni Unite, che dovrebbero favorire la distribuzione.

Fino al mese di febbraio, i mezzi erano scortati dalla polizia di Hamas. Con l’andare avanti della guerra e l’uccisione di molti di questi agenti, le Nazioni Unite si rifiutarono di distribuire gli aiuti in quanto non c’era sicurezza. Si è pensato pertanto di armare delle famiglie di gazawi legate ai maggiori clan della città, ma questo non è stato visto da molti come positivo. Soprattutto Hamas, ha cominciato una guerra interna con questi clan, ci sono stati degli omicidi tra i gazawi.

Ciò ha comportato che solo una piccolissima parte degli aiuti riuscisse ad arrivare a nord. Per questo sono cominciati i lanci di aiuti dagli aerei, ad opera soprattutto di americani e giordani, che hanno paracadutato migliaia di casse provenienti da diversi Paesi. Ma anche questo sistema si è scoperto essere non perfetto, perché molte casse finivano in mare, altre erano difficili da raggiungere per dove arrivavano. E, comunque, erano sempre preda di ladri che se ne sono approfittati.

Le pressioni internazionali hanno così spinto Israele a riaprire, per la prima volta dal 7 ottobre, il valico di Erez, a nord. Questo da sempre è l’accesso principale per entrare nella Striscia arrivando da Israele, ma è stato distrutto. Permette l’ingresso direttamente nella parte settentrionale di Gaza e non è lontano dal porto di Ashdod, dove arrivano i cargo con gli aiuti dall’estero. È una goccia nel mare, ma anche questo sta aiutando almeno, come riconosce anche l’Onu, gli abitanti che si sono ritrasferiti al nord, a patire meno la fame.

I problemi, però, restano, soprattutto per distribuzione e furti. Secondo i dati pubblicati quotidianamente dal Cogat, il coordinamento delle attività governative nei territori, unità del ministero della difesa israeliano che gestisce gli aiuti a Gaza, il primo maggio sono stati ispezionati e trasferiti nella Striscia 406 camion di aiuti umanitari, dei quali 335 sono stati consegnati alle Nazioni unite che ne avrebbero distribuiti 196, 121 dei quali contenevano cibo. La differenza tra i numeri dei camion controllati e distribuiti è notevole. Sempre il primo maggio, 88 camion di aiuti sono stati coordinati al nord di Gaza (56 del settore privato, 2 dell’Oms e 30 attraverso il nuovo valico settentrionale).

Le Nazioni unite, invece, parlano di un totale di 253 camion nello stesso giorno. A questo vanno aggiunti gli aiuti paracadutati, che il primo maggio, in due lanci, ammontano a 173 pallet contenenti decine di migliaia di pacchi di aiuti alimentari. Dall’inizio della distribuzione di aiuti, oltre 26 mila camion sono entrati nella Striscia secondo il Cogat, duemila in meno secondo le Nazioni Unite.

Il problema resta la distribuzione. Anche perché come dicevamo, molti camion vengono bloccati nel loro cammino verso il nord di Gaza. Hamas dice che sono i clan locali che se ne appropriano, i clan locali accusano Hamas di prenderli per favorire i propri miliziani. Sta di fatto che molti dei prodotti poi si trovano nei mercati, alimentando il mercato nero.

L’intelligence israeliana ritiene che almeno il 60% degli aiuti venga rubato e rivenduto al mercato nero. L’aumento delle forniture nelle ultime settimane, ha favorito la presenza nei mercati di più cibo, per cui i prezzi sono scesi rispetto al passato. Sono sempre più alti del normale, ma in maniera più lieve.

Nei giorni scorsi, non solo a Gaza ma anche fuori, i camion sono stati bloccati. Nei mesi scorsi, attivisti di destra hanno tentato di bloccare l’ingresso di camion a Kerem Shalom, ci sono stati scontri con polizia ed esercito che hanno rimosso i blocchi. Pochi giorni fa, invece, dei camion di farina provenienti dalla Giordania, sono stati bloccati da alcuni coloni nei pressi di Maale Adumim a est di Gerusalemme, e la farina è stata dispersa. In molti, soprattutto a destra, chiedono a Netanyahu che blocchi gli aiuti a Gaza fino a quando non saranno liberati gli ostaggi.

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