ROMA. Una gemma di talento zecchino di Lorenzo Pellegrini, la sesta assoluta e la quinta in campionato incastonata nell’era De Rossi, non fa rimpiangere l’assente Dybala e tiene la Roma in scia del Bologna. Il quarto posto resta a tre punti così come il Sassuolo, settima vittima in nove partite della cura rigenerante somministrata dall’erede di Mourinho, rimane inguaiato in piena zona retrocessione.
Il destro del capitano e l’aiuto dello stellone che accompagna tra i pali il rampante Svilar, apparso nel palo su una deviazione scriteriata di Llorente e sulla seguente botta sicura di Viti terminata in cielo, bastano e avanzano per nascondere qualche magagna giallorossa: qualche interprete in deficit fisico, Spinazzola che si infortuna nel primo tempo e Lukaku, sprecone con la testa di un cross telecomandato di Pellegrini, ripiombato in crisi realizzativa.
Meno male che c’è Pellegrini, diventato con il ritorno di De Rossi il secondo centrocampista più prolifico nei massimi campionati d’Europa (5 centri alla pari con l’atalantino Koopmeiners) alle spalle di Phil Foden (6) del Manchester City. Non ci sarà, causa ammonizione e relativa squalifica, alla ripresa con il Lecce.
«Lorenzo è un capitano vero», il ritornello ripetuto in continuazione da De Rossi, abbracciato dopo il gol (anche dell’ex) al Sassuolo. «Tra di noi c’è tanta stima - la spiegazione del gesto fornita da Pellegrini - e per me è sempre stato un punto di riferimento. Ho avuto la fortuna di vivere Daniele De Rossi da giocatore e ora da allenatore».
Una nuova fase di un rapporto privilegiato che è coincisa anche con la rinascita. «Che cosa è cambiato? Devo essere libero in mezzo al campo e al centro del gioco. Questo mi era mancato nell’ultimo anno e mezzo, ma ora sono contento di aver ritrovato questa libertà e questa centralità per me, per i miei compagni e per la società, che ci è sempre vicina e tiene a noi».
Una resurrezione che non può che far piacere a Daniele De Rossi. «Non posso lamentarmi di Lorenzo - spiega il tecnico che ha condotto la Roma dal nono al quinto posto - visto che ha segnato praticamente in tutte le partite. Pellegrini è il capitano della Roma e non è facile farlo, questo ruolo porta mugugni e critiche. Quando le cose non vanno bene sei il primo a essere bersagliato. Ora la gente mi ama e mi dedica striscioni, ma nei momenti difficili ero sempre nell’occhio del ciclone. Pellegrini porta questa fascia con una maturità che mi ha stupito, io l’ho lasciato che era un ragazzo giovane, ora sono tornato e ho trovato un vero capitano. Non basta avere la fascia per esserlo. Lui aiuta i compagni, è professionale e inoltre è fortissimo. Sono contento che vada in Nazionale, quello è il suo livello».