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Oggi è il giorno dello sciopero dei giornalisti Rai (iscritti all’Usigrai) che contestano le scelte dell’azienda sulla gestione del personale e le ingerenze del governo, con particolare riferimento alla censura che ha riguardato il monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Posizioni, queste, contestate con durezza dai vertici Rai che hanno addirittura accusato il sindacato di diffondere «fake news» con un video-comunicato trasmesso dai telegiornali.
Per illustrare i motivi dello sciopero, è stata convocata questa mattina una conferenza stampa all’Associazione della Stampa Estera in Italia con la conduttrice di Chesarà Serena Bortone, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani e il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda. Proprio quest’ultimo ha ricordato le ragioni che hanno portato allo sciopero, ma soprattutto ha evidenziato la richiesta di libertà di azione che questo governo non consentirebbe ai giornalisti Rai: «I motivi dello sciopero sono di natura industriale. Non abbiamo trovato ad esempio una riga sull’informazione nel piano industriale, salvo poi scoprire che volevano accorpare le testate senza confronto con il sindacato. C'è però anche un aspetto relativo all'indipendenza e autonomia dei giornalisti. Sono successe cose che non fanno sperare bene in questo tempo».
in testa c’è il caso Scurati, ma Macheda evidenzia anche la «scomparsa» da Rai News 24 delle parole critiche del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri che auspicava che i test attitudinali anche ai politici, e infine il silenzio dell’azienda sulle parole di Giorgia Meloni che ha definito l’inchiesta di Report sui costi della realizzazione dei campi per migranti in Albania un «linciaggio». Il giornalista parla di «corpo a corpo» nelle redazioni per difendere i servizi del servizio pubblico dalle ingerenze. «Il nostro non è un sindacato di sinistra – rivendica –, la nostra posizione è sempre la stessa: “Via i partiti dalla Rai”». Macheda ha anche posto l’attenzione sul tentativo di Angelucci di acquistare da Eni l’agenzia di stampa Agi.
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La censura a Scurati
Spetta a Serena Bortone ripercorrere ancora una volta i passi che hanno portato all’annullamento del contratto di Scurati, che sarebbe stato ospite del suo programma, e che tante polemiche ha provocato: «Non era mai successo che un contratto venisse annullato dall’alto. Vengono date spiegazioni un po' bizzarre e farlocche – è la sua ricostruzione –. Tipo che Scurati aveva promozioni già su Netflix, ma da una ricerca non c'era nessuna promozione su Netflix, anzi nessuna promozione in generale per Scurati. Mi attacco al telefono, scrivo mail urgenti, mando messaggi a più di un dirigente, chiedendo cosa dire a un Premio Strega tradotto in 42 lingue. Nessuno mi risponde, la mattina dopo in perfetta solitudine ho dovuto avvertire io Scurati che il suo contratto era stato annullato. Scurati mi ha detto che mi regalava il testo e che lo potevo leggere in onda, cosa che io ovviamente ho fatto». «Mi è stato chiesto perché ho reso pubblico quanto era successo – spiega ancora Bortone –. L’ho fatto perché io sono una giornalista e la trasparenza è un mio dovere». Ha ricevuto solidarietà bipartisan ma «sono anche molto dispiaciuta, sono due settimane che i dirigenti, i miei superiori, dovrebbero offrire una ricostruzione anche pubblica di quello che è avvenuto e prendere provvedimenti». La conduttrice ha negato di avere avuto contatti con altre emittenti o di averli cercati.
Il caso Report
Di Trapani parte dalle condizioni della libertà di stampa in Italia che «Per tutti gli osservatori internazionali, non ultimo “Reporters senza frontiere” l'Italia è entrata nella zona problematica e ora siamo in compagnia dell'Ungheria di Orban. Per questo ringrazio Usigrai per lo sciopero di oggi, un atto di coraggio. Questa non è una questione italiana. Qui stiamo parlando di un contesto di uno dei paesi fondatori della Ue in cui esiste un attacco al diritto fondamentale della libertà di stampa. Ma non è un attacco alla Rai e ai giornalisti Rai, è un messaggio che viene dato a tutte le libertà e a chiunque vuole dissentire». Il presidente della Fnsi sostiene che il problema non riguardi solo la stampa, ma la libertà di espressione tout court, e porta a esempio le manganellate agli studenti che protestano nelle piazze: «È un attacco alle libertà costituzionali. Come ha detto il presidente dell’Anm è in corso un attacco a tutte le garanzie democratiche del Paese». E annuncia che sabato sarà presente, in rappresentanza della Federazione Nazionale della Stampa, al congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati: «Questo è un momento in cui stare insieme, perché stanno attaccando tutti i diritti e le libertà». Sulla contrapposizione con il nuovo sindacato nato nell’azienda pubblica, l’Unirai, Di Trapani è netto: «È la prima volta che vedo un sindacato che prova a impedire uno sciopero indetto da un’altra organizzazione sindacale».
Sigfrido Ranucci inizia il suo intervento dicendo che il senatore Maurizio Gasparri ha presentato al ministro Carlo Nordio un’interrogazione parlamentare per chiedere perché l’inchiesta su di lui è stata archiviata. Poi è il momento dell’attacco ricevuto dalla premier Meloni: «In Albania la nostra inchiesta è stata ritenuta attendibile, mentre la presidente del Consiglio italiana non crede nel servizio pubblico». Il conduttore di Report elenca le denunce ricevute dagli esponenti del governo o della maggioranza: «Poi ci convocano in Commissione di vigilanza perché abbiamo troppe denunce. Questa è la pressione costante alla quale siamo sottoposti». «Adesso hanno cancellato anche le repliche, senza comunicarcelo. Quando ho chiesto spiegazioni, nessuno ha saputo o voluto rispondermi». Quando poi è stata ripristinata la messa in onda di cinque repliche, «ho letto sull’agenzia Lapresse, che la scelta di quali inchieste ritrasmettere sarebbero state decise in accordo con l’azienda. Ma io che sono vicedirettore non faccio parte dell’azienda? Che decide se trasmettere o no, nuovamente, la puntata sul padre di Meloni? O quella sui figli di La Russa?».
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