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Raoul Bova si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera. L'attore, protagonista di Don Matteo, parla del suo passato: "Chiacchieravo. Ma ballare no. Ero negato. Mi vergognavo. Non riuscivo a muovermi, rigido come un pezzo di marmo. Le poche volte che ci ho provato, per lavoro, mi hanno quasi compatito: “Lascia perdere"", afferma ricordando le feste in gioventù. Poi svela qual è stata la scena più imbarazzante: "Quando giravo La Lupa con Monica Guerritore, con molte scene di passione. Il regista era suo marito Gabriele Lavia che mi voleva più focoso: “Devi prenderla con impeto, farla impazzire”. Immagini come mi sentivo, davanti a lui. Ero un ghiacciolo".
Ma c'è anche un provino disastroso: "Mi presentai al provino per Tomb Raider. Volevano prendere me. Però soffrivo ancora di ansia. All’ultimo call back feci un disastro totale: dimenticai le parole, ricominciai da capo e non si fa. Scartato. Tempo dopo l’ho incontrata una festa, abbiamo ballato insieme. Mi confidò: “Mi dispiace, facevo il tifo per te”. “Dai, ci saranno altri film, non ti preoccupare. Don’t cry for me, Angelina”.
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Infine spiega quale è stato il momento in cui si è reso conto di essere sex symbol: "Quando mamma mi portava al mercato, ci regalavano sempre qualcosa, magari una mela. Ma fino ai 18 anni non avevo grande successo. Non ero chissà che. Andavo a nuotare la mattina alle 5, arrivavo a scuola con il segno degli occhialini, gli occhi rossi di cloro, pallidissimo, mentre gli altri si facevano la lampada. Frequentavo le magistrali, scuola quasi tutta femminile, in proporzione rimorchiavo poco".
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