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Laudati: 'Mai fatti dossier, ero sotto controllo di De Raho'

9 mesi fa 23
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 Si è avvalso della facoltà di non rispondere il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati nell'interrogatorio in procura a Perugia nell'ambito dell'indagine sui presunti accessi abusivi alle banche dati del suo ufficio compiuti dal tenente della guardia di finanza Pasquale Striano. Fascicolo nel quale è indagato lo stesso Laudati. Il magistrato non si è presentato ai pm ma i suoi difensori hanno rappresentato la sua volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Lo ha riferito il difensore del magistrato uscendo dal palazzo di giustizia. "Non ho mai effettuato accessi a sistemi informatici; non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati; non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi": a sottolinearlo è stato il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati in merito all'indagine di Perugia.Per Laudati "tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell'esclusivo interesse dell'Ufficio".

"Non c'è mai stato nulla che ho fatto per ragioni personali.Sulla base di accertamenti pre-investigativi ho dato impulso ad attività che poi sono sfociate in procedimenti. E, soprattutto, tutto quello che è uscito dalla Direzione nazionale antimafia aveva la firma del procuratore nazionale". Con persone a lui vicine il sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia Antonio Laudati ha così rivendicato la correttezza del proprio operato, come riporta Repubblica. Il magistrato sarà ascoltato oggi dalla procura di Perugia , che lo ha indagato nell'inchiesta relativa ai presunti dossier e accessi abusivi alle banche dati, in concorso con il finanziere Pasquale Striano, per accesso abusivo ai sistemi informatici, falso e abuso d'ufficio. Al magistrato sarebbero in particolare contestate quattro informative, (una su un affare immobiliare a Santa Severa, la seconda sul presidente della Federcalcio Gravina, e due vicende legate al riciclaggio di denaro nelle squadre dilettantistiche e nel mondo dei procuratori sportivi) che non avrebbe dovuto inviare alle procure distrettuali, in quanto relative a questioni non legate alla criminalità organizzata.

"Nei casi contestati nell'invito a comparire, mi sono limitato a delegare al gruppo sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo": così il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati in una nota diffusa attraverso il suo legale, l'avvocato Andrea Castaldo all'uscita dalla procura di Perugia. "Dopo la massiccia ed incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell'interrogatorio, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti" ha sostenuto il magistrato. "È in atto - ha aggiunto - un ampio dibattito, su tutti i media nazionali, in cui mi vengono attribuiti fatti gravissimi (e sicuramente diffamatori) che risultano completamente differenti dalle contestazioni indicate nell'invito a comparire, notificatomi il 26 febbraio, soprattutto diversi dalla realtà che conosco". "Tutti gli accertamenti - ha spiegato ancora Laudati - erano determinati da esigenze investigative, nell'esclusivo interesse dell'Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare. Non rientrava tra i miei compiti di sostituto procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati. Appena avrò la possibilità di conoscere formalmente gli atti, non mi sottrarrò alla esigenza di fornire tutti i chiarimenti necessari per l'accertamento della verità, la piena correttezza del mio operato e affermazione della Giustizia, nella quale credo fermamente".
   

Difesa Laudati: 'Cafiero de Raho terminale delle attività d'impulso'

"Il procuratore capo conosce nel senso che è il momento terminale di una serie d'attività d'impulso che poi vengono trasmesse alle procure competenti": l'avvocato Andrea Castaldo, difensore di Antonio Laudati, ha risposto così all'ANSA che gli ha chiesto se l'ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho sapesse delle attività svolte dal suo assistito. Lo ha fatto lasciando la procura di Perugia.

Antonio Laudati "è molto provato" si trova "in un momento particolare della sua carriera e della sua vita" avremmo "potuto chiedere tecnicamente un rinvio per motivi di salute ma non lo abbiamo fatto per rispetto dell'indagine e della Procura, perché non volevamo che sembrasse una via di fuga". Lo ha detto l'avvocato Andrea Castaldo, lasciando gli uffici perugini dopo che il suo assistito ha deciso di "non presentarsi per evitare il clamore mediatico" ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell'ambito dell'inchiesta sugli accessi abusivi alla procura antimafia.

Vicepresidente Antimafia: urge che de Raho si astenga dai lavori

"Leggendo le dichiarazioni del procuratore Laudati sul dossieraggio, emerge con estrema chiarezza e urgenza l'opportunità che Cafiero de Raho si astenga dalle attività della Commissione Nazionale Antimafia, di cui è vicepresidente. Laudati dichiara di aver delegato le attività che gli vengono contestate sotto il pieno controllo dell'allora procuratore nazionale, ovvero di de Raho. La sua astensione dalla Commissione è un'esigenza e un'urgenza in cui la politica non c'entra affatto: sono opportune per consentire il sereno svolgimento delle attività della Commissione parlamentare". Così in una nota il vicepresidente della commissione antimafia, Mauro D'Attis.

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