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Lavoro, Panetta: «Più occupazione con i migranti, pesa calo demografico. Reddito delle famiglie fermo al 2000»

5 mesi fa 3
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«È possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat. Occorrerà gestirlo, in coordinamento con gli altri Paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro». Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, nel corso delle sue considerazioni finali, ricordando come «decisi aumenti dei tassi di occupazione, fino ai livelli medi dell’area dell’euro, potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati». «È chiaro - ha però indicato - che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati».

Salari fermi

In Italia «l'evoluzione dei salari ha riflesso il ristagno della produttività: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto», ha aggiunto il governatore.

Occupazione e smart working 

L'occupazione italiana potrebbe aumentare grazie a «misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza», ha suggerito Panetta, aggiungendo anche come potrebbe favorire la crescita dell'occupazione anche «una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia» così come «l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro», ha aggiunto.

Inflazione, le previsioni

«Le previsioni della Bce e le attese degli analisti prefigurano un ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel 2025», ha detto il governatore della Banca d'Italia. «L’inflazione nell’area dell’euro era del 2,4% in aprile, con un calo di 8 punti percentuali dal picco dell’ottobre del 2022. La riduzione è stata eccezionale per dimensioni e per rapidità, così come il precedente aumento. La disinflazione in atto - ha proseguito il governatore - è confermata dalla decelerazione della componente di fondo dell’indice dei prezzi, che esclude quelli dei beni energetici e alimentari, tipicamente più volatili. Anche nel comparto dei servizi l’inflazione è tornata a scendere lo scorso mese - ha ricordato Panetta - attenuando i timori che questa componente possa frenare la disinflazione. Nei prossimi trimestri la dinamica dei prezzi, pur con oscillazioni, continuerebbe a flettere. I salari dovrebbero rallentare a mano a mano che si completerà il fisiologico recupero del potere d’acquisto. L’alta redditività consente peraltro alle imprese di assorbire i recenti aumenti delle retribuzioni senza effetti sui prezzi di vendita». «Il calo già registrato dai corsi dell’energia e quello atteso dei tassi di interesse renderanno inoltre conveniente per le imprese accrescere la dotazione di capitale per lavoratore. Ciò dovrebbe riflettersi in un aumento della produttività e in un rallentamento del costo del lavoro per unità di prodotto, riducendo le pressioni inflazionistiche che possono provenire da aumenti salariali», ha spiegato ancora il governatore.
 

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