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Le grandi città premiano il Pd

4 mesi fa 4
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Il centrosinistra vince nelle grandi città e conquista tutti e cinque i capoluoghi di Regione in palio in questi ballottaggi, conquistandone due in più di quelli che amministrava (tre con Cagliari, vinta al primo turno). Il centrodestra si consola con i capoluoghi più piccoli, strappandone 3 agli avversari e limitando i danni nel conto complessivo. Nella doppia partita finisce 17 a 10, al netto dei candidati civici. Ma il dato, molto negativo, che accomuna tutti è quello dell’affluenza, che si ferma sotto il 50%, come accaduto due settimane fa alle elezioni europee: 47, 7%, in calo di ben 15 punti rispetto al primo turno.

Ad esultare, comunque, è soprattutto il Pd, che mantiene un proprio sindaco in due piazze importanti e simboliche come Firenze e Bari, ottenendo percentuali eloquenti: Sara Funaro, prima donna a insediarsi a Palazzo Vecchio, prende il 60% e batte l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt; Vito Leccese, già capo di gabinetto di Antonio Decaro, va oltre il 70% surclassando il candidato leghista Fabio Romito. La segretaria Elly Schlein li ha chiamati quasi subito per congratularsi e ha parlato di una «vittoria storica per il Pd e il campo progressista», ha evidenziato un dato «irrevocabile: le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni – spiega la leader dem –. Basta tagli alla sanità, basta ai salari bassi e no all’autonomia differenziata». Schlein sottolinea i successi del centrosinistra unito, che vince a Campobasso e Cremona e strappa alla destra Perugia, Potenza e Vibo Valentia. Nel capoluogo umbro, storica roccaforte rossa finita a destra negli ultimi anni, c’è stata la prova generale della grande coalizione (da Avs a Italia Viva) in vista delle Regionali del prossimo autunno: la nuova sindaca, altra prima volta per una donna, è Vittoria Ferdinandi, che sfiora il 60% battendo Margherita Scoccia. Vittoria non scontata, come quella di Vincenzo Telesca a Potenza, dove con il 64% dei voti è stato ribaltato il risultato del primo turno, in una regione, la Basilicata, in cui, solo due mesi fa aveva vinto nettamente il centrodestra. «I cittadini premiano i progetti d’intesa tra le forze di opposizione – commentano anche dal Movimento 5 stelle in una nota – frutto non di alchimie di palazzo, ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze. Questo è un dato che conforta e incita a continuare».

Dall’altra parte, sia gli esponenti di Fratelli d’Italia che quelli della Lega provano a suggerire una lettura diversa. Giovanni Donzelli, deputato e responsabile Organizzazione FdI, sostiene che loro hanno strappato più Comuni all’altro schieramento: «È finita 4 a 3 per noi». Ma nel conteggio, a Lecce, Caltanissetta e Rovigo, aggiunge anche Verbania, dove il sindaco neoeletto, in realtà, è un civico. Matteo Salvini fa sapere di aver invitato al ministero Adriana Poli Bortone, l’ex ministra tornata alla guida del Comune di Lecce, «una donna in gambissima». E, guardando anche lui alle imminenti Regionali umbre, esprime «grande soddisfazione» per le conferme dei sindaci di Foligno e Orvieto e lo «storico successo di Gubbio». Tra i capoluoghi di provincia, il centrodestra conferma anche Vercelli e Urbino. Da Forza Italia, fanno sapere che Antonio Tajani è contento dei buoni risultati delle liste di Fi, soprattutto al Sud, e del fatto che i candidati moderati abbiano dimostrato «di avere una marcia in più e di essere una scelta vincente».

Una sconfitta per tutti, invece, è l’astensione sempre più alta. Meno della metà degli elettori è andata a votare, un dato allarmante che spinge il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a suggerire una modifica della legge elettorale per le Amministrative: «Il doppio turno non è salvifico e anzi incrementa l’astensione – spiega –. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno. Inaccettabile». Parole che richiamano il blitz tentato alcuni mesi fa dalla maggioranza proprio a Palazzo Madama, quando in commissione Affari costituzionali era stata avanzata la proposta di abbassare al 40% (dal 50%) la soglia della vittoria al primo turno: vorrebbe dire abolire, di fatto, il ballottaggio. Che, anche in questa tornata, ha portato alcuni ribaltoni rispetto ai risultati del primo turno».

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