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Leclerc con la Ferrari sbanca Montecarlo: la classe e il talento premiano il Principino

5 mesi fa 2
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Finalmente è successo. Una festa da sogno. L’apoteosi. La Ferrari torna a vincere il GP di Monaco, il più ambito e prestigioso dell’anno. Una corrida fuori dal tempo che, sugli affascinanti saliscendi della Costa Azzurra, si corre da oltre ottant’anni. E, dalla nascita del Mondiale di F1, è la ciliegina sulla torta nel calendario della velocità. La cosa più epocale, però, è che nella Rossa che ha cavalcato trionfalmente in testa dall’inizio alla fine, passando per prima sotto alla bandiera a scacchi davanti al palco della nobile Famiglia schierata per le grandi occasioni, non c’era un campione qualsiasi. Al volante della SF-24 numero 16 troneggiava il predestinato.

Il ragazzo scelto dall’Academy del Cavallino quando era ancora un bambino che è riuscito ad imporsi in tutte le categorie in cui ha gareggiato, fino a diventare uno dei fenomeni più cristallini della F1. Maranello non trionfava più nel Principato dal 2017 quando fece doppietta con Vettel e Raikkonen scattati tutti e due in prima fila in ordine inverso. Charles a compiere l’impresa ci provava invano dal 2019 con risultati in gara sempre deludenti. L’opposto di Senna che a Monaco guidava anche bendato e che praticamente ha sempre vinto qui dove abitava (6 volte, record assoluto). Segno del destino, sono esattamente trent’anni (maggio 1994) che l’eroe di Montecarlo è scomparso.

Ma Leclerc a Monaco non ci vive soltanto come numerosi piloti, lui è anche nato e cresciuto all’ombra della Rocca ed ora è uno dei sudditi di cui il Principe Alberto è più orgoglioso. Il giovanotto, dopo il traguardo, non è riuscito a trattenere la gioia ed ha gridato via radio: «Finalmente, finalmente». Quando si è tolto il casco gli mancava quasi la parola e si è lasciato andare a qualche lacrimone. Il Principe vero, invece, ha toccato il massimo della commozione quando ha consegnato a quel ragazzo che ha visto crescere la coppa del vincitore. Raggiante come non si vedeva da tempo anche Charlène Wittstock, la Principessa in carica: ha abbracciato e baciato Charles più volte, come fosse un figliolo. Un monegasco non aveva mai vinto a Montecarlo, soltanto nel 1950 uno era riuscito ad arrampicarsi sul podio. Ecco perché Charles ha scritto una pagina di storia importante.

Come al solito la gara in se è stata di una noia mortale, lunga e monotona.

Esattamente il contrario delle qualifiche che qui sono vitali è che costringono tutto il pubblico in piedi. Il sabato si guida col coltello fra i denti, sprigionando l’istinto più combattivo, facendo la barba a muretti e guardrail con i tifosi assiepati sui balconi. La domenica è tutto il contrario. Le doti di guida si possono lasciare a casa, si corre pilotati dagli ingegneri ai box che impartiscono il ritmo da tenere curva dopo curva. Tanto chi è dietro ci rimane, impossibile pensare ad un sorpasso su un tracciato senza rettilinei con delle monoposto larghe come astronavi. Non è affatto raro qualche pilota che implora via radio: «Posso spingere un filo in più...».

Per darvi un’idea, la pole era oltre 10 secondi più rapida del ritmo con cui il gruppone ha iniziato la corrida. D’accordo, c’è il maggior peso del carburante e le mappature della power unit sono meno spinte, ma 10 secondi sono un altro sport. Quei tempi sarebbe in grado di farli anche un buon gentleman driver. Dov’è allora la difficoltà di correre fra i palazzi più costosi del pianeta? Mantenere la concentrazione per quasi due ore, sapendo che basta una piccola distrazione o un inconveniente banale per gettare al vento il risultato più ambito della stagione. La corsa ha avuto due partenze perché al primo via Sainz si è toccato con Piastri forando una gomma e, cosa più spettacolare e pericolosa, Perez e Magnussen si sono presi sulla salita che porta verso il Casinò disintegrando le macchine. Dopo la bandiera rossa altro semaforo e poi posizioni mantenute fino al traguardo: Leclerc, Piastri, Sainz, Norris, Russell, Verstappen ed Hamilton.

Solo in sette non sono finti doppiati e l’ordine d’arrivo a la fotocopia della griglia. Qualche curiosità. I più rapidi in pista sono stati Verstappen ed Hamilton perché fra i primi sono gli unici che si sono fermati a cambiare le gomme. Un operazione che a Monaco costa almeno 20 secondi, mentre il campione inglese è arrivato a soli 13” dal vincitore. Per i primi 5 niente stop ma, mentre Charles, Oscar, Carlos e Lando con le due Ferrari e le due McLaren hanno dovuto tenere un passo per far durare le dure 78 giri, George è riuscito a fare il miracolo di viaggiare no stop con le gialle-medie. Il ferrarista rafforza il secondo posto, ora è a 31 lunghezze da Max e il Mondiale è ufficialmente riaperto.

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