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Lorenzo Pellegrini torna il magnifico: Roma è sua. La prima rete in campionato e l'esultanza liberatoria (con i tifosi)

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ROMA Ci sono giubilei diversi, declinabili in tempi e misure. Forse anche il derby della Capitale a suo modo lo è. Così ieri, dopo che Papa Francesco aveva aperto l'ultima Porta Santa per indicare la strada del paradiso, Claudio Ranieri, pontefice infinito della diocesi laica di Trigoria, ha deciso che il periodo di penitenza era terminato e Lorenzo Pellegrini poteva lasciare i sommersi per tornare tra i salvati. Ovvio che sia facile, adesso, raccontare la storia del capitano malinconico della Roma come una favola bella, quella del giocatore perduto che si ritrova nel giorno più difficile. La sorprendente via crucis percorsa dal numero sette giallorosso, invece, è stata a un passo dal deragliare, trasformando lo psicodramma dell'erede di Totti e De Rossi ripudiato dalla sua tifoseria in una banale vicenda di calciomercato, che lo vedeva già con la valigia pronta con destinazione Napoli. Ma come aveva fatto con Hummels e Paredes, Ranieri ha scrostato la ruggine dalla mente di Pellegrini, convincendolo che la storia d'amore con la sua gente non era terminata. Bastava solo aspettare il momento giusto, che è arrivato dopo una manciata di minuti di un derby che Lorenzo non avrebbe neppure dovuto giocare da titolare. Il resto ce lo ha messo lui, segnando una rete con un tiro all'incrocio dei pali che è parso una sorta di macchina del tempo, un filo rosso che scivolava all'indietro fino al settembre 2018, quando il suo primo gol in una Stracittadina - per giunta di tacco - sembrava essere un segno della sua predestinazione da ventiduenne destinato a leopardiane "magnifiche sorti e progressive".

Roma-Lazio 2-0, le pagelle: Hummels professore (8), Pellegrini da favola (8), Rovella il peggiore (4)

IL CUORE

Invece il destino ha deciso che l'erede della fascia giallorossa sarebbe stato destinato a dividere il suo popolo, costringendolo a soffrire come un amante non corrisposto. L'attualità, però, ha cancellato tutto, trasformando le incomprensioni di poche ore prima nell'abbraccio dei compagni di squadra, con Lorenzo che addirittura si premurava di tappare la bocca all'incontinente Mancini, pronto già a gridare ai tifosi giallorossi: "Avete visto?". Il resto è precipitato quasi nell'ovvio, come l'ovazione dell'Olimpico al momento della sostituzione o l'abbraccio di Ranieri, ancora una volta re taumaturgo. Occhio però ai dettagli. Al particolare delle mani di Pellegrini che, dopo la rete, va a formare il cuore destinato a sua moglie Veronica in tribuna. Nella notte della rinascita del capitano, che ha baciato la maglia, è giusto sottolineare come anche lei sia stata uno dei segreti della rinascita, il ponte con quel passato che a lungo ha raccontato solo serenità. Adesso, però, comincia un'altra storia. E se Paredes fornisce parola ai pensieri dello spogliatoio ("Siamo felici per Lorenzo, speriamo che continui così perché abbiamo bisogno di lui"), occorre che anche l'infermeria regali buone notizie relative al fastidio al flessore che ha costretto il capitano a uscire in anticipo. Perché l'impressione è che per Pellegrini gli esami non finiscano mai e che tutti i verbi che in questo articolo abbiamo coniugato al passato possano ritornare malinconicamente al presente, certificando un pregiudizio mai estinto davvero. Per una notte, però, Lorenzo si è gettato tutto dietro alle spalle. Le ingiustizie del passato come la gioia del presente. Forse lui non sarà mai come Lampard, secondo la santificazione astuta di Ranieri, ma il derby di Roma ancora una volta è roba sua. Quanto basta per essere felici.

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