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Luce verde per la prima Starliner con equipaggio

4 mesi fa 6
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«Non è una concorrenza alle navicelle di Space X. Lo era all’inizio. Ora è piuttosto un’alternativa, per aumentare il numero dei nostri lanci verso l’orbita bassa terrestre». Jim Free, Amministratore associato della NASA, così ha definito il programma delle navicelle spaziali “Starliner”, realizzate dal colosso aerospaziale “Boeing”, alla vigilia della prima missione di test in orbita con a bordo astronauti.

Finalmente, dopo lunghi rinvii dovuti a cause tecniche riscontrate durante il primo volo alla Stazione Spaziale Internazionale, la ISS, può prendere il via anche la prima missione con equipaggio “Starliner”, ancora prima nota con la sigla Cst-100. Il lancio è in programma (salvo rinvii, sempre da considerare) dal Kennedy Space Center, in Florida, piattaforma numero 41, in notturna: a Cape Canaveral infatti saranno le 22,34, di lunedì 6 maggio, e in Italia le 3,34 del giorno 7.

Sunita Williams: “Amo la Florida e Cape Canaveral, porte dello spazio”

All’inizio, in effetti, c’era competizione per chi dovesse aggiudicarsi la palma di compagnia spaziale privata numero uno, per inviare navicelle con equipaggio all’orbita bassa terrestre, quella cioè compresa tra i 300 e i 700 chilometri, e dove, appunto, a 400 chilometri, si trova la ISS. Infatti la Starliner è dotata di un sofisticato meccanismo di aggancio proprio con più moduli della Stazione. Gara vinta con molti punti di vantaggio da Space X, a causa di una lunga serie di rinvii che avevano fatto perdere a Boeing la gara con la compagnia di Elon Musk (peraltro già molto avanti) .

E ora, dopo che avrà raggiunto lo sperato successo con la prima missione con equipaggio,, diventerà una preziosa alternativa per i lanci alla ISS, aumentando quindi le possibilità di lancio (con almeno tre lanci all’anno), e garantendo quindi alla Nasa, una volta conclusa definitivamente la cooperazione con la Russia, di coprire quei lanci che ancora oggi sono appannaggio delle russe Sojuz. La navicella è già quasi pronta per lancio, al Pad 41, in cima ad un razzo vettore Atlas V. E sono pronti anche i due astronauti. Come sempre, anche in passato tranne che con l’Apollo, i primi voli di test in orbita vedono un equipaggio con i soli due piloti del veicolo spaziale, che poi, quando vi saranno i voli operativi, potrà ospitare fino a sette astronauti: «Amo la Florida e Cape Canaveral, perché sin da ragazzina, quando mi appassionai all’astronautica li vedo da sempre come la porta d’accesso allo spazio, alla Luna» – dice l’astronauta Sunita Williams, appena scesa da un Jet t-38 Talon da addestramento. E’ il primo equipaggio, son dai tempi dei voli dello Space Shuttle, che atterra con il suo t-38 sulla pista dello Shuttle del Kennedy Center di Cape Canaveral. Cosa che non fanno invece gli equipaggi di Space X.

Ai comandi, due veterani ex Nasa

Per il primo volo di Starliner sono stati selezionati gli astronauti Butch Wilmore (comandante) e, per l’appunto, Sunita Williams, da tutti chiamata “Suni”. Due veterani ex Nasa, con alle spalle molte missioni sulla ISS. Questo primo volo con astronauti arriva dopo lunghi periodi di difficoltà e pause. Il primo volo di prova senza equipaggio (Boeing Orbital Flight Test) è avvenuto a fine 2019. La navetta ha raggiunto l'orbita ma a causa di malfunzionamenti non è riuscita ad attraccare alla Stazione Spaziale Internazionale. La missione è terminata con il rientro anticipato a Terra. La NASA ha poi concordato con Boeing una ripetizione del volo di test (Boeing Orbital Flight Test 2), che ha raggiunto con successo la ISS a maggio 2022.

Dal momento in cui la capsula deve ospitare astronauti, si è deciso di stoppare il tutto per un po’ e rivedere il progetto. Uno dei problemi da risolvere riguardava il paracadute principale. Non solo Boeing e Nasa, ma persino la ex concorrente Space X aveva fornito dati per risolvere il problema. Il secondo problema riguardava invece del nastro isolante chiamato P-213 che potrebbe diventare infiammabile sottoposto a determinate condizioni. La capsula già realizzata è riutilizzabile, e potrà effettuare fino a sei missioni destinate alla Stazione Spaziale.

Una forma stile Apollo

La Cst-100 Starliner (Crew Space Transportation-100) ricorda, con la sua forma, la navicella Apollo, non a caso realizzata a suo tempo dalla Boeing, e un po’ come la Orion del Programma Artemis, a differenza dell’estetica diversa e assai più innovativa della Crew Dragon di Space X. Sviluppata in collaborazione con Bigelow Aerospace, aziende private entrate nel programma Commercial Crew Development della Nasa, ha come missione primaria quella di trasportare gli equipaggi non solo della Stazione spaziale internazionale ma anche di eventuali stazioni spaziali private, come la programmata Bigelow Aerospace Commercial Space Station. E’ composta da una capsula per l'equipaggio riutilizzabile e da un modulo di servizio non riutilizzabile. Ha un diametro di 4,6 metri, ed è quindi più grande del modulo di comando Apollo, ma è più piccola della Orion. Può restare in orbita attraccata ad una stazione fino a sette mesi ed è riutilizzabile fino a dieci missioni. Inoltre è compatibile con diversi vettori, come l'Atlas V, il Delta IV o il Falcon Heavy, e il nuovo Vulcan. E ora, tocca a Wilmore e Williams riportarla in orbita.

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