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Ma la svolta della Bce è ancora lontana

9 mesi fa 13
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Presto i tassi di interesse cominceranno a scendere. Ma torneranno ad essere bassi come prima dell’invasione dell’Ucraina? Forse no. Sono stati insolitamente espliciti sulle proprie incertezze i dirigenti della Bce, nel convegno di ieri a Francoforte con gli economisti che ne studiano i comportamenti.

Isabel Schnabel, l’economista tedesca che nel direttorio a sei della Bce fa da snodo tra la presidente Christine Lagarde e i “falchi” nordeuropei, ha sostenuto che le ingenti necessità di investimento sollecitate dal mutare del clima, da transizione verde, difesa militare, e forse anche sviluppo dell’intelligenza artificiale, eserciteranno una pressione verso l’alto sui tassi di interesse.

Su questo la discussione è aperta nel consiglio di Francoforte, dove il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e altri sono di diverso parere. Nel mondo gli economisti confrontano opinioni contrastanti. Siamo a una svolta o no, rispetto alla prevalente tendenza storica degli ultimi tre decenni verso un costo del denaro più basso?

Ci si domanda quale sarà il tasso giusto una volta ritornati a quella che le banche centrali chiamano «stabilità dei prezzi» ossia appunto un ritmo di aumento del 2%. Sembra una questione astrusa, per soli esperti, ma per l’Italia è concreta e importante. Un tasso più alto che nel passato rispetto all’inflazione, in un Paese che cresce poco, renderebbe il nostro debito difficile da sostenere.

Una svolta epocale non la vede, per ora, il Fondo monetario internazionale. Tuttavia negli Stati Uniti, dove l’economia si è dimostrata in grado di resistere con minimo danno ad alti tassi, una riflessione è d’obbligo. Occorre domandarsi se qualcosa stia cambiando, e che cosa; a meno di concludere che l’Atlantico divide realtà troppo diverse. Certo è possibile che nei prossimi mesi la Bce preceda la Federal Reserve nei ribassi.

Dalle analisi presentate ieri, sembrerebbe che della medicina amara degli alti tassi di interesse si sia somministrata nell’area euro la dose esatta: l’inflazione sta per essere sconfitta senza accrescere il numero dei disoccupati. Non era affatto scontato. Proprio un governo che ora esalta il discreto andamento della nostra economia (purtroppo dovuto anche alle spese pazze del superbonus) dovrebbe meditare sugli insulti che aveva indirizzato alla Bce quando aveva cominciato la stretta sul costo del denaro.

Le catastrofi allora predette non si sono avverate. Gli alti – ma mai proibitivi – tassi hanno fatto scarso danno alle imprese sane. Non era la parte vitale della nostra economia a dover avere paura. Strillavano i politici timorosi che il maggior costo del debito pubblico riducesse le loro possibilità di spesa. Strillavano le lobby sussidiate che alla politica fanno contorno. Il problema è casomai che l’inflazione ci ha fatto perdere potere d’acquisto. La Bce ci dice che siamo sulla via di recuperarlo: speriamo che sia così davvero.

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