«Mi fidavo ciecamente. Perché non avrei dovuto? Ho una certa esperienza». Si scalda l’imprenditore Rocco Valenti quando, testimone in aula 57 del tribunale, racconta com’è «stato raggirato». Sul banco degli imputati, accusato di truffa aggravata, c’è Hugo Dinarte Santos Aveiro, 45 anni, portoghese, fratello di Cristiano Ronaldo. «È vero, Hugo non l’ho mai visto. Ma non c’era bisogno. Insomma, il suo nome parla per lui». Il patron della Pegaso, produttrice e distributrice di gadget sportivi e indumenti con un’ampia rete di vendita, non ci sta a passare da sprovveduto. «Commercializzo il merchandising di varie squadre tra cui Juventus, Milan, Inter, Barcellona», dice. E prova a ripercorrere l’intera vicenda.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Laura Longo, decine di migliaia di magliette bianconere con il marchio Cr7 Museu. A commissionargliele, il fratello dell’ex Pallone d’Oro che sovrintende al museo più famoso dell’isola di Funchal: il «Museu Cr7». E come legale rappresentante della società Mussara Lda, gestisce lo sfavillante flusso milionario del merchandising.
«Nel 2019 abbiamo ottenuto un contratto che ci autorizzava a produrre delle maglie con il marchio Cr7Museu, la firma del calciatore, il numero, il nome, lo scudetto», spiega Valenti. «Ci è costato 500 mila euro, più 150 mila pagati a una società intermediaria spagnola, che avrebbe monitorato la qualità dei prodotti». I soldi, provenienti da Torino, sono stati incassati. Ma le magliette non sono finite sul mercato. Ecco l’inghippo. «La prima produzione di magliette è stata bloccata perché erano troppo simili a quelle ufficiali», dice Valenti. Nessun ricavo, sostiene. Quelle 13mila t-shirt, già realizzate e «bloccate», sono state acquistate al prezzo di poco più di 4 euro per destinarle al macero. «Le ho spedite a Madeira perché venissero distrutte - racconta Valenti - Così mi era stato intimato via email dagli intermediari». Per la procura, invece, sono state vendute nel Cr7Museu. A prezzi esorbitanti. Una truffa, secondo le accuse. Ma il difensore del fratello di Ronaldo, l’avvocato Gregorio Cavalla del foro di Padova, sostiene che i colpevoli vadano cercati tra altre persone.
La seconda produzione di magliette, invece, è poi incappata nell’azione legale promossa dalla Juventus. La società ha intentato una causa civile, ora approdata in appello, sostenendo che la Pegaso non avesse le adeguate licenze per vendere quelle magliette.
«Nessuno mi aveva mai paventato questo aspetto», ribatte Valenti, rappresentato dall’avvocato Roberto Capra. Insomma, brutta faccenda da zero ricavi per l’imprenditore. Che aveva pensato anche a un bambolotto di Cristiano Ronaldo. «Avevo acquistato le bambole, preparato le magliette». Ora sono tutti lì, in un magazzino.