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Alessandro Gonzato 06 febbraio 2025
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A maggio 2022 Lam Magok Biel Ruei, allora 29enne, dall’Italia ha ottenuto la protezione sussidiaria, il permesso temporaneo che la Commissione territoriale concede nel caso ritenga che in patria il richiedente asilo rischi la vita o sia comunque sottoposto a vessazioni. Da quel momento Magok, sudsudanese, dall’Italia ha avuto un tetto sicuro, aiuti economici, anche un lavoro. È inserito da tempo nel progetto dell’associazione romana Baobab Experience che, leggiamo sul sito «è una comunità a cerchi concentrici di migrant*, attivist*, volontari* e supporter». Al posto dell’asterisco viene utilizzato lo schwa, il simbolo fluido che vuole abolire la differenza tra uomini e donne.
Il presidente di Baobab, Andrea Costa – anni di lotte pro-migranti sulle spalle – a Libero riferisce che Magok sta svolgendo il tirocinio in un’associazione che si occupa di ragazzi con disabilità. L’immigrato qui ha trovato accoglienza e forse anche un futuro. Eppure non solo ha denunciato la premier e mezzo governo per favoreggiamento nel “caso Almasri”, il militare libico da cui ha detto di aver subìto torture; non pago della conferenza stampa show della settimana scorsa con in prima fila Schlein, Bonelli e Fratoianni, ieri è tornato ad attaccare chi gli ha dato pace e speranza. Lo ha fatto in un’intervista all’“Aria che Tira”, su La7, realizzata dalla collega Ludovica Ciriello: «Quando sono arrivato in Italia ho pensato che fosse un Paese in cui tutti potevano essere liberi». Dunque a Roma non si sente tale?
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L’ARRINGA
L’immigrato va avanti: «Da noi ci sono le dittature e allora ho pensato che l’Italia fosse un Paese da cui imparare». Dubitiamo che abbia imparato di più in Libia, o in Sud Sudan, da cui evidentemente è scappato per gravi ragioni. Sennonché fa capire che a casa nostra è rimasto deluso.
Liberiamo il campo da qualsiasi dubbio, ché le zucche vuote sono in servizio permanente: i segni che Magok ha mostrato durante l’intervista sono impressionanti, che siano opera degli sgherri di Almasri o meno. La collega ha svolto il proprio lavoro, è andata a parlare con l’uomo del momento. Che poi lui sia stato eretto a nuovo leader politico dalla sinistra, sempre abile a trovare volti emergenti, e che trasudi ingratitudine verso chi l’ha accolto è un altro discorso.
ALTRO VELENO
Torniamo alle sue dichiarazioni: «Sono stato vittima per due volte», ha raccontato alla trasmissione di David Parenzo, «prima in Libia nei centri di detenzione e poi in Italia, il Paese che ha liberato il mio torturatore. Almasri è un criminale, essere liberato per lui è un altro modo di vincere e tornare a commettere atrocità». Nella denuncia, presentata tramite l’avvocato di Baobab, Francesco Romeo – il quale in passato ha difeso dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il presidente dell’associazione, assolto – nella denuncia, dicevamo, Magok ha affermato che la liberazione di Almasri «ha vanificato la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone come me sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso e per quelli che continueranno a subire abusi per mano sua o sotto il suo comando».
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Con un’accuratezza degna di un decano della politica l’immigrato ha parlato della presunta (non per lui) «inerzia del ministro Nordio», che «avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale».
Oggi Magok di anni ne ha 32, e oltre ad aver trovato sostentamento, in quest’Italiaccia non è detto che non possa trovare perfino una carriera in parlamento. I talent scout di Alleanza Verdi Sinistra potrebbero già averlo segnato nel loro taccuino. Il Partito democratico ci aveva provato con Ilaria Salis ma Elly è stata bruciata sul tempo. Stavolta coglierà l’attimo?