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«Se ne sono andati facendo ciò che amavano, il loro lavoro. Quel lavoro che li chiamava a svegliarsi nel cuore della notte, ad affrontare il mare anche nelle peggiori intemperie. Eppure, lo hanno sempre fatto con dedizione e passione, portando onore al nostro territorio». La comunità di Fiumicino si stringe nel dolore per la morte di Massimo e Claudio Di Biase, padre e figlio, 69 e 29 anni, esperti pescatori: stavano rientrando da una battuta di pesca per trasferire sul mercato locale le vongole lupino che sarebbero state vendute per il cenone della vigilia di Natale. Ma il maltempo ha colto di sorpresa il peschereccio “Sette Fratelli” proprio al largo del chiosco “40° all’ombra” di Focene e in poco tempo la barca è stata sommerso da onde alte due metri, a causa di una prevista ma improvvisa libecciata. Per Massimo e Claudio non c'è stato nulla da fare. I loro corpi sono stati ripescati in mare.
L'ultimo post di Claudio
Sabato sera, poche ore prima di morire, Claudio aveva pubblicato una storia sul suo profilo Instagram: «Ore 21.15 a letto mentre tutti hanno fatto il loro sabato sera a ballare, a cena, al pub o al cinema. E io invece sveglia all'1.30 di notte per approfittare di questa giornata». Alle 7.45 aveva condiviso un'altra foto in mezzo al mare: «Buona domenica», scriveva mentre, come sempre, tutti dormivano e lui già lavorava. «Era tanto giovane ma aveva la testa da grande - ricordano gli amici su Facebook - Serio, preciso, corretto, intelligente». «La nostra comunità, fatta di gente di mare, di terra e d'aria, oggi affronta un lutto devastante, alla vigilia del Natale. Per ore abbiamo sperato, con il cuore in gola, che i soccorsi potessero ritrovare in vita i due membri dell'equipaggio. Ma il destino ci ha spezzato il fiato: Claudio e Massimo Di Biase ci hanno lasciato».
Il padre Massimo
Claudio aveva seguito le orme di papà Massimo, una persona molto nota tra i pescatori della cittadina marinara come esperto “vongolaro” insieme al fratello Roberto che è il comandante della turbosoffinate “Aliseo” che assiema alla “Sette Fratelli” ormeggiava abitualmente lungo il porto-canale, nel tratto riservato alla piccola pesca sulla banchina parallela al borgo Valadier di Fiumicino.
Si trattava, dunque, di persone particolarmente esperte: lupi di mare che conoscevano bene quel tratto di Tirreno e le condizioni del tempo per poter gettare il rastrello con cui catturare i frutti di mare da immettere sul mercato locale e romano. La famiglia Di Biase, infatti, è nota per la pesca anche di cannolicchi e telline. C’è sgomento e incredulità oltre che in città anche nella viva comunità dei pescatori di Fiumicino e Ostia.
La cittadina marinara è quindi a lutto per la perdita dei due stimati pescatori. «Probabilmente - precisa Silvestro Girgenti, comandante della Capitaneria- si sarà trattato un evento rapidissimo».
Cosa è successo in mare
L’arrivo del cattivo tempo è stato così improvviso che i due “vongolari” non sono riusciti a lanciare il mayday e l’sos alla sala operativa della Guardia costiera. L’allerta invece è arrivata da alcune persone che avevano visto la barca in difficoltà. Immediati i soccorsi attivati della Capitaneria di porto di Fiumicino. Il primo corpo è stato rinvenuto nel pomeriggio davanti alla costa di Focene, a circa 500 metri dal Lido del Carabiniere: era quello di Massimo Di Biase, comandante della turbosoffiante ed esperto marinaio appartenente a una famiglia di lupi di mare. A individuarlo tra le onde sono stati i marinai della Guardia costiera che non hanno potuto far altro che accertare il decesso.
Le ricerche sono proseguite, nonostante le condizioni meteo-marine proibitive, e dopo qualche ora, grazie anche al supporto di un elicottero dell’aeronautica militare, è stato ritrovato, sulla spiaggia di Focene, il corpo privo di vita del secondo pescatore disperso. Si trattava del giovane Claudio Di Biase, figlio di Massimo e imbarcato da anni sull’unità da pesca.