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Maxi-operazione contro il furto e il commercio di ricambi contraffatti nel Torinese: sei arrestati e altri 12 indagati

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Davide Petrizzelli

Davide Petrizzelli 04 giugno 2024 08:00

Lo scorso martedì 28 maggio 2024 la polizia stradale di Torino ha arrestato sei persone che, secondo le ipotesi investigative, avrebbero costituito un’organizzazione dedita al furto ed alla ricettazione di ricambi e componenti per auto che venivano immessi nel mercato parallelo. Una settima persona è stata sottoposta all'obbligo di firma. Altre 11 sono indagate a piede libero.

L’indagine è partita nel febbraio del 2022, quando si verificò un preoccupante incremento di furti di merce su veicoli commerciali parcheggiati di notte nelle aree servizio Stura Nord e Sud della tangenziale mediante la tecnica del taglio del telone. Il materiale rubato erano prevalentemente ricambi di autoveicoli.

Gli agenti della squadra di polizia giudiziaria del compartimento di corso Giambone, monitorando gli spostamenti dei veicoli in uso ad alcuni dei sospettati, hanno appurato il coinvolgimento, a vario titolo, di persone e società orbitanti nel settore automobilistico attivissime nella commercializzazione di autoricambi su diverse piattaforme web per la compravendita online.

"Nelle mire dei criminali - spiegano dalla polizia stradale di Torino -, oltre ai 'grandi classici' quali marmitte, autoradio e pneumatici, ci sono adesso anche parti del motore, dell’infotainment e i componenti elettronici in genere. Dispositivi costosi e che, a causa delle criticità causate dal noto scenario internazionale, faticano ad essere reperiti sul mercato mondiale dagli attori della filiera dell’aftersales creando un rischioso effetto domino, attraverso ritardi nelle consegne con riflessi non trascurabili sul mercato".

In provincia sono stati scoperti alcuni magazzini per lo stoccaggio degli autoricambi di provenienza illecita in attesa della commercializzazione al mercato nero. Alcuni degli indagati odierni risultano sconosciuti all’anagrafe tributaria e privi di attività lavorativa anche solo saltuaria.

Durante l’arco temporale in cui si è sviluppata la complessa vicenda, è stato possibile sequestrare numerosissimi autoricambi originali per un valore commerciale di due milioni circa e sono state raccolti elementi sulle 18 persone ritenute responsabili del furto e della ricettazione di ricambi in genere.

L’attività di individuazione e sequestro dei componenti è stata particolarmente complessa a causa della strategia attuata dal sodalizio che rendeva oltremodo difficoltosi eventuali accertamenti sulla genuinità delle fatture emesse da aziende con sede all’estero.

Parte degli ammanchi, avvenuti anche per responsabilità di dipendenti infedeli, sono stati accertati e certificati dalle case costruttrici a seguito di verifiche richieste dagli investigatori ed effettuate presso gli stabilimenti di produzione di autoveicoli siti anche in Asia e Sudamerica.

In altre circostanze, inoltre, sono stati individuati componenti e imballaggi riportanti marchi di note case automobilistiche risultati contraffatti. I ricambi trattati nei circuiti non ufficiali, inoltre, non venivano smaltiti nel rispetto delle rigide normative vigenti creando un danno ambientale importante. 

"Un aspetto non trascurabile della vicenda - spiegano ancora dalla polizia stradale di Torino - attiene alla sicurezza, intesa non più solo come security, per gli aspetti già evidenziati, ma anche come safety, per tutte quelle ripercussioni che inevitabilmente si avrebbero sull’affidabilità degli autoveicoli. L’immissione sul mercato di ricambi contraffatti potrebbe, com’è noto, pregiudicare la sicurezza del veicolo ed essere causa di incidenti stradali con danni gravi agli occupanti e a terzi coinvolti; quelli proveniente dal mercato parallelo alimentano, invece, quei settori dell’economia sommersa che sono origine dei fenomeni di evasione fiscale. A tal proposito, l’indagine ha evidenziato come, attraverso un sistema collaudato, i componenti dell’organizzazione reimmettevano sul mercato gli autoricambi di provenienza illecita mediante l’emissione di false fatture da parte di imprese compiacenti che attestavano operazioni inesistenti".

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