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Milano, 8 mag. (Adnkronos Salute) - La nuova frontiera della radiologia medica si chiama radiomica e, grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale (Ai), interpreta il dato digitale numerico acquisito durante la Tac o la risonanza permettendo diagnosi più precoci e precise per un utilizzo migliore delle terapie. "Un salto quantico, una vera e propria rivoluzione avvenuta negli ultimissimi anni, che ci permette di fornire all'oncologo, al patologo e al chirurgo le caratteristiche della lesione e l'evoluzione che può avere: dati fondamentali su come operare e trattare il paziente". Lo ha detto Andrea Giovagnoni, presidente della Sirm (Società italiana di radiologia medica e interventistica), oggi a Milano nel corso di un incontro con la stampa organizzato dalla società scientifica.
"E' una tecnica che sfrutta i sistemi di machine learning e di Ai - spiega lo specialista - per cercare di evidenziare nuovi marcatori non dalle immagini, ma dai numeri. In altre parole, si vanno a valutare come i valori numerici presenti all'interno delle immagini siano distribuiti spazialmente all'interno del tessuto studiato". Definita anche "analisi della tessitura o 'texture analysis'", è "fondamentale ormai soprattutto in campo oncologico. Sono 395mila ogni anno le persone a cui viene diagnosticato un cancro, un numero in crescita, come in tutti i Paesi occidentali - sottolinea Giovagnoni - Per molte neoplasie i progressi delle terapie stanno portando a sopravvivenze importanti, ma è fondamentale capire di che tipo di malattia si tratta nel più breve tempo possibile e se, e come, la neoplasia risponderà ai trattamenti. L'obiettivo della radiomica è proprio questo: garantire al malato l'intervento migliore più precoce e più efficace per salvaguardare anche la sua qualità di vita".
La radiologia medica sta particolarmente "risentendo" dello sviluppo "dell'Ai e del tumultuoso progresso tecnologico - afferma Alfonso Marchianò, presidente del Comitato scientifico del 51esimo Congresso nazionale Sirm - ma anche" della "maggiore consapevolezza del ruolo fondamentale che questa figura medica riveste nei moderni processi diagnostici e terapeutici della maggior parte dei pazienti. Non solo quelli colpiti da tumore, ma anche da altre patologie come quelle cardiovascolari, infiammatorie e degenerative".
Come ricorda il segretario generale del 51esimo Congresso nazionale Sirm, Massimo Venturini, "ogni anno in Italia si eseguono 70milioni di procedure di diagnostica per immagini. Possiamo contare su immagini più accurate, acquisite più rapidamente, legate a un rischio di effetti secondari da radiazione praticamente nullo, ma che, proprio in ragione della grande complessità e sofisticazione tecnologica con cui vengono prodotte, devono essere sempre gestite e interpretate dallo specialista radiologo".
La professione del radiologo è profondamente mutata nell'arco degli ultimi 15 anni, evidenzia la Sirm. La radiologia ha cambiato radicalmente aspetto evolvendo da disciplina da molti considerata di 'serie B', rispetto alle grandi branche classiche della medicina, alla più moderna e tecnologicamente avanzata. Il radiologo, adattandosi alla rapida innovazione tecnologica, trova oggi una sua forte identità collocandosi al centro dei processi decisionali dei team multidisciplinari della moderna medicina. In questa crescita, il nostro Paese è stato determinante. "Gli studi scientifici più citati al mondo in campo radiologico sono italiani - rimarca Gianpaolo Carrafiello, presidente del 51esimo Congresso nazionale Sirm - e la nostra rivista societaria 'La radiologia medica' è un punto di riferimento scientifico a livello mondiale".
Sono oltre 10mila i radiologi medici italiani iscritti alla Sirm, società scientifica molto attenta alla formazione, soprattutto dei giovani, e che dal 20 al 23 giugno terrà a Milano il suo 51.esimo Congresso nazionale che coinciderà anche con il primo Congresso congiunto delle Società scientifiche dell'area radiologica che comprende medici radiologi, di medicina nucleare e radioterapisti. "L'idea di riunire le 3 società scientifiche - conclude Giovagnoni - è stata una sfida e un'esigenza dettata dalla trasversalità della nostra disciplina sempre più centrale fra le branche mediche e al cuore della diagnosi e del percorso di cura del paziente".