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Meloni-Schlein, come sarà il duello in tv? Nuova Ue, migranti, sanità: i temi in vista delle elezioni

6 mesi fa 7
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Al netto di sorprese negative dell’ultimo momento legate alla par condicio, il faccia a faccia televisivo tra Giorgia Meloni e Elly Schlein si farà. Bisogna soltanto vedere dove e come. Ma l’importante è non vanificare l’occasione. Ovvero non farne l’ennesimo passatempo da talk show, sia pure interpretato al massimo livello, che aggiunge rumore a rumore, il solito scontro tra propagande e scambio di slogan e neanche meriterebbe questa occasione così importante di diventare una dolciastra esibizione di fair play tra due donne vogliose di dimostrare che, non dicendo niente, si può andare d’accordo. Ci si augura viceversa che diventi questo duello un momento di serietà e che tenda verso l’alto, ma scavi allo stesso tempo in profondità, e assuma insomma quella gravitas che richiede questa fase storica di conflitti in Europa e di grandi questioni da risolvere in Italia. Dovranno combattersi le due leader in scena? Certo. Possono però, e verrebbe da dire devono, anche trasmettere un’unità almeno sull’essenziale perché al di là delle diversità di collocazione politica esistono dei temi di pertinenza di queste elezioni Europee su cui i cittadini esigono chiarimenti e risposte.

C’è n’è uno preliminare: quando avremo l’Europa allargata da 27 a 35 Paesi, che significa maggiore competitività economico-industriale sullo scacchiere del mondo e un surplus di sicurezza e di deterrenza militare di fronte a possibili escalation o conflitti? Come uscire e come farlo subito dal cappio dell’unanimità che impedisce alla Ue di essere una potenza decisionale? E questo potrebbe essere un po’ il prologo del duello tivvù, la premessa da cui partire per poi sviluppare una scaletta. E noi ci permettiamo di suggerirne una possibile. Tale da evitare il bla bla, che specie se praticato dai leader - cioè dai migliori - rende ancora più flebile il rapporto di fiducia degli elettori con i politici. Argomenti solidi, molto tosti, da affrontare con il piglio della verità e con il coraggio dell’impopolarità. E insomma, al primo punto di questa scaletta non potrà che esserci la guerra o meglio: la guerra che l’Europa, insieme al resto dell’Occidente, sta perdendo nell’Ucraina invasa dai russi.

LA SCELTA
La risolutezza di Meloni e Schlein, su questo big problem, potrà rivelarsi l’atteggiamento più adatto a bucare l’attenzione collettiva. Le due dovranno scegliere che posizione avere sul’Ucraina. Non ci si può limitare più a dire «più armi» o a invocare una trattativa con Putin (che non la vuole) o sfoderare la retorica del «cessate il fuoco» (anche tra israeliani e palestinesi) che sta diventando una locuzione fastidiosa perché impalpabile. Come uscire dalla guerra senza darla vinta all’aggressore. Basta qualche parola di verità da entrambe e magari le stesse parole (Meloni è più libera di Schlein nel poter dire, come fa, che il sostegno a Kiev non potrà che aumentare, mentre Elly è gravata dalla propaganda Tarquinio-Strada su questo tema), per fornire all’opinione pubblica una traccia e una spinta per votare l’8 e 9 giugno (voto per una Ue militarmente più attrezzata così ci difendiamo tutti meglio da eventuali futuri conflitti?). Deterrenza, ecco, e non bandierine sventolate in video con su scritto la parola «pace» solo per prendere qualche voto sulla pelle di una nazione sovrana. Dare l’impressione di un’Europa consapevole e risoluta anche su un altro terreno. E qui arriviamo al secondo punto dell’ideale scaletta. Ovvero al nodo delle politiche sull’immigrazione. Ognuna delle due ha la sua, com’è naturale. Ma perché non dirsi e non spiegare che a Meloni non può più essere sufficiente la criminalizzazione delle Ong e che Schlein non può continuare a opporsi in maniera sterile senza proporre una vera alternativa agli accordi con la Tunisia e con gli altri paesi di provenienza e al Piano Mattei che pure è da perfezionare?

Invece di parlare di diritti secondo la retorica del «dirittismo», si può sostanziare il discorso facendoci dire che cosa le due leader vogliono fare sul futuro del welfare: nella sanità e nella prevenzione, oltre che nella previdenza. E già che ci stanno: perché non soffermarsi sull’istruzione che vede l’Italia con molti meno laureati rispetto agli altri Paesi europei e con insegnanti ancora non qualificati come dovrebbero? Ci si astenga in diretta da battutine e da faccette, please: considerando l’enormità delle tematiche.

LA SOSTENIBILITÀ
Il punto quattro: la transizione ecologica. Uscire dalla predicazione ideologica del green, per planare - chi più chi meno e con diverse sfumature lo possono fare entrambe, essendo leader di due partiti di popolo - sul nocciolo della questione ovvero sulla sostenibilità ambientale che deve camminare di pari passo con la sostenibilità sociale ed economica sennò il tutto si rivela un ennesimo tartassamento per i cittadini. A questo è connesso il punto quinto: quello del patto di stabilità. Altra materia su cui occorrono parole di sostanza. L’Italia - non dovranno avere paura di ricordare Meloni e Schlein - è tra i Paesi europei con deficit e debito pubblico più alti. Ciò richiederà sforzi aggiuntivi per conciliare finanze e sviluppo. «Io sarò capace di farlo», sarebbe bello sentire da Giorgia. «Io pure», ci auguriamo di ascoltare da Elly. In uno spettacolo che almeno stavolta abbia il ritmo della vita reale e non quello della finzione catodica.

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