ARTICLE AD BOX
Il dietrofront è servito: il confronto televisivo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, inizialmente previsto per il 23 maggio a Porta a Porta, non si farà. «Soltanto quattro delle otto liste rappresentate in Parlamento hanno accettato l'invito di Rai a un confronto a due tra leader sulla base della forza rappresentativa», si legge nella nota in cui viale Mazzini, eletta arena della mancata contesa, palesa che la maggioranza richiesta dall’AgCom per avallare il duello semplicemente non c’è. I via libera di Fratelli d’Italia, Partito democratico, Italia viva e Lega, non sono stati sufficienti a ribaltare la contrarietà di Alleanza Verdi-Sinistra, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Azione.
LA RAI
La palla esce quindi dal campo Rai, che comunque potrebbe tentare il rilancio con la formula all’americana invisa a Meloni e Schlein, invitando tutti leader. Per ora però è Bruno Vespa a restare con il cerino in mano e con una certa indignazione: «Ci è stato proibito il confronto tra due donne che per la prima volta nella storia italiana sono al vertice nei rispettivi ruoli. È una vittoria della democrazia? Non ne sono convinto» si legge in una nota che anticipa una durissima puntata del suo “5 minuti”, in cui lo storico conduttore ricorda gli attacchi di Travaglio, Santoro, Biagi e Benigni contro Berlusconi nella campagna del 2001.
Una chiave di lettura sposata anche dalla leader dem che - mentre al Nazareno considerano ugualmente raggiunto l’effetto polarizzazione che era nel mirino - attacca: «C'è chi preferisce rinunciare a un'opportunità di confronto in prima serata pur di negarla alle due donne che guidano i primi due partiti d'Italia». Salvo poi aggiungere che sarebbe anche disponibile al trasloco su altra emittente («Io ho sempre detto che sarei stata disponibile a un confronto con la presidente del Consiglio dovunque e in qualunque momento»).
Opzione neppure vagliata però da Meloni che, pur essendosi schierata in cima a tutte le liste di Fratelli d’Italia per le prossime elezioni, ora per bocca del partito si dice indisponibile «a perdere ulteriore tempo», lasciando la palla ai «rappresentanti politici» di via della Scrofa. E cioè, se volete, potete sfidare volti noti, capigruppo e candidati (gli altri).
Del resto non è che manchino ipotetici teatri alternativi per ospitare la sfida. Se pare sfumata l’ipotesi suggestiva di un duello trasmesso esclusivamente sui social, si è pure già fatto avanti Enrico Mentana, che ha proposto per un pacchetto in due serate su La7, il 5 e il 6 giugno prossimi. Idem per SkyTg24 che si è fatta avanti con il direttore Giuseppe De Bellis, suggerendo che il confronto tra Meloni, Schlein, Conte, Tajani, Salvini, Renzi, Calenda, Fratoianni possa tenersi il prossimo 27 maggio, in diretta su tutti i canali in chiaro dell’emittente.
LE RISPOSTE
A questo punto però, con le carte in tavola cambiate, pare difficile possa accadere. Anche se le sole ad essersi tirate fuori sono proprio le due protagoniste per eccellenza. Convinte loro, i margini per riprovarci ci sarebbero. A toccare le corde giuste ci prova Giuseppe Conte che, con un post polemico su X, ha punzecchiato la premier ammiccando al suo temperamento belligerante. «Cara Giorgia che farai adesso? Ti tirerai indietro rispetto a un confronto con il sottoscritto e gli altri leader?» Si vedrà. Intanto dalla Lega si fa subito sapere che Matteo Salvini ci starebbe. Proprio come un soddisfattissimo Antonio Tajani: «Essendoci un sistema proporzionale per il Parlamento europeo è più giusto fare ascoltare contemporaneamente tutti i leader in un confronto sulle questioni». Carlo Calenda rivendica addirittura l’idea del confronto all’americana, avendolo proposto «sin dal primo minuto», e mettendo nel mirino anche un passaggio delle repliche di Vespa e Schlein: «Usare l'argomento delle donne per coprire tutto ciò è una triste strumentalizzazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA