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Meloni sferza l?Onu: «Non può essere il club dei documenti inutili»

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In primis la riforma della governance delle Nazioni Unite che non può essere solo un «club dei buoni propositi». Poi il Piano Mattei e i timori legati all'intelligenza artificiale. Quando Giorgia Meloni prende la parola per la sua seconda apparizione al palazzo di Vetro, lo fa al Summit per il Futuro e, inevitabilmente, esortando i grandi della Terra a porre una maggiore attenzione nei confronti del «progresso tecnologico» e, in particolare, dell'Intelligenza artificiale generativa, «Un fenomeno del quale, temo, non si abbia ancora sufficiente consapevolezza» scandisce la premier italiana in tailleur azzurro, ripercorrendo alcuni degli argomenti già affrontati ieri nel corso degli incontri tenuti con i Ceo di colossi come Google-Alphabet, Motorola e OpenAI.

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«L’intelligenza artificiale – ragiona Meloni - è un grande moltiplicatore». «La domanda che dobbiamo porci è: cosa vogliamo moltiplicare? Per capirci, se questo moltiplicatore venisse usato per curare malattie oggi incurabili, allora quel moltiplicatore concorrerebbe al bene comune. Ma se invece quel moltiplicatore venisse utilizzato per divaricare ulteriormente gli equilibri globali, allora gli scenari sarebbero potenzialmente catastrofici».

Per la premier, che ha già dimostrato di avere particolarmente a cuore la questione durante l'intero mandato da presidente del G7, «Le macchine non risponderanno a queste domande». «Solo noi possiamo farlo – continua - la politica deve farlo. La politica deve garantire che l’intelligenza artificiale rimanga controllata dall’uomo e mantenga l’uomo al centro».

I DATA CENTER
Per farlo servono regole di ingaggio chiare e, soprattutto, la capacità di governarne lo sviluppo. Proprio uno dei tasselli concordati con i vertici dei tre colossi tech che hanno mostrato un certo interesse nell'investire in Italia. Manifestazioni, spiegano fonti italiane, che riguardano la costruzione e la gestione di datacenter sul nostro territorio, ma pure l'acquisizione o la partecipazione in alcune startup e, soprattutto, la collaborazione con le università della Penisola. Temi che, peraltro, sono inevitabilmente finiti al centro del colloquio che la premier Meloni ha avuto nella notte con Elon Musk prima che il miliardario sudafricano proprietario di Tesla, SpaceX e Starlink la premiasse (su sua stessa indicazione) con il Global citizenship award del think tank Atlantic Council.

L'APPROCCIO
L'idea di Meloni è però porre la questione al centro dell'agenda internazionale. E lo chiarisce sottolineando come anche il consenso della Nazioni Unite non deve essere «un club nel quale incontrarsi per scrivere inutili documenti zeppi di buoni propositi, ma il luogo nel quale si fanno i conti con l’urgenza delle decisioni, il luogo in cui le idee devono diventare azione, facendo sintesi tra le diverse sensibilità». Approccio che Meloni non solo richiederà anche nella notte di oggi intervenendo alla settantanovesima Assemblea generale (nel pomeriggio, invece, è in programma un ulteriore discorso sulla lotta internazionale contro le droghe sintetiche), ma rivendica di applicare sia nei confronti dell'Africa attraverso il piano Mattei («un piano di investimenti pensato per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è paternalistico né caritatevole, né predatorio, ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di poter competere ad armi pari») sia alla riforma dell'Onu di cui si discute da un trentennio.

L'Italia, anche in opposizione con alleati storici come gli Stati Uniti, è convinta che «qualsiasi revisione della governance non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività», per cui «ha un senso se viene fatta per tutti e non solo per alcuni». Metodo, d'altro canto, ampiamente rivendicato anche nell'Unione europea durante la fase di costituzione del nuovo assetto di Bruxelles. «Non ci interessa creare nuove gerarchie - conclude la presidente del Consiglio - esistono le Nazioni, con le loro storie, le loro peculiarità, e con i loro cittadini, che hanno gli stessi diritti, perché nella nostra visione tutti gli individui nascono liberi e uguali».

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