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Migranti, la lista Ue dei 7 Paesi sicuri: ci sono anche Egitto e Bangladesh. Meloni: «Grande soddisfazione»

2 giorni fa 4
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La Commissione Europea sui migranti viene in soccorso degli Stati membri, che fanno fatica a stare al passo con le domande di asilo. Alcuni Paesi membri, specie quelli di primo arrivo ma non solo, hanno accumulato consistenti arretrati: a novembre 2024, secondo dati Euaa (l'Agenzia Ue per l'asilo, ex Easo), la Spagna aveva oltre 248mila domande pendenti, l'Italia più di 224 mila, la Grecia oltre 24mila. Anche la Germania, che spesso non è un Paese di primo arrivo ma è la meta più ambita di chi vuole spostarsi nell'Ue, ha un "backlog" di oltre 217mila casi. Il patto Ue sull'asilo e le migrazioni, approvato prima delle scorse elezioni europee, prevede una serie di migliorie, che dovrebbero aiutare gli Stati membri a rendere più efficiente un sistema di gestione delle domande di asilo che resta lento, inefficiente e farraginoso. Ma i tempi dell'Ue sono talora biblici, come in questo caso: il patto non entrerà in vigore fino al giugno 2026. E allora, l'esecutivo guidato da Ursula von der Leyen prova a correre ai ripari, proponendo essenzialmente tre "anticipazioni" del patto.

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La lista di Paesi sicuri

La prima: un elenco Ue, iniziale ed aggiornabile, di Paesi di origine sicuri, che comprende Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Sono tutti Paesi per i quali il tasso di accoglimento delle domande di asilo in media è inferiore al 5%. La seconda: applicare in anticipo la soglia di riconoscimento del 20%, per la quale gli Stati membri possono applicare la procedura di frontiera, o una procedura accelerata, che consente un esame più veloce delle domande di asilo, alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene la protezione internazionale nell'Ue. La terza: la possibilità che la designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro venga effettuata con eccezioni, per determinate parti del suo territorio o categorie di persone chiaramente identificabili. «Accolgo con grande soddisfazione la proposta di lista Ue Paesi sicuri di origine presentata dalla Commissione europea e che ricomprende, tra gli altri, anche Bangladesh, Egitto e Tunisia», ha detto la premier Giorgia Meloni, che ritiene «altrettanto positiva la proposta di anticipare l'entrata in vigore di alcune componenti del Patto Migrazione e Asilo, in particolare la possibilità di designare Paesi sicuri di origine con eccezioni territoriali e per determinate categorie e di applicare il criterio del 20%».

Procedure più veloci

Insomma, come disse von der Leyen all'epoca del Covid , «il faut aller plus vite», bisogna andare più veloci. «Dove possiamo accelerare, dobbiamo farlo - dice il commissario europeo alle Migrazioni Magnus Brunner - molti Stati membri devono far fronte a un notevole arretrato di domande di asilo, quindi tutto ciò che possiamo fare ora per accelerare le decisioni in materia di asilo è essenziale. Le disposizioni del patto sui tassi di riconoscimento e sull'applicazione del concetto di Paese d'origine sicuro possono aiutare gli Stati membri a trattare le domande più rapidamente, pur garantendo - sottolinea il politico austriaco, che ha una formazione giuridica - che ogni domanda di asilo sia sempre valutata individualmente e soggetta a revisione da parte dei tribunali nazionali». Di fatto, l'approvazione della lista comune, che ora passerà al vaglio di Consiglio e Parlamento, facilita l'esame delle richieste d'asilo, che però continueranno ad essere esaminate individualmente. Inoltre, contro qualsiasi esito negativo potrà essere fatto ricorso in Tribunale. Nella legge Ue sulle procedure di asilo, oltre alla procedura ordinaria è prevista una procedura accelerata, che può essere espletata alla frontiera o in zone di transito, se il richiedente proviene da un Paese di origine sicuro. Ha una durata massima di tre mesi, anziché di sei mesi. La normativa Ue precedente al patto sulla migrazione e l'asilo, a tutt'oggi in vigore, prevede che sono gli Stati membri, e non l'Unione Europea, a designare i Paesi di origine sicuri. Questo crea disomogeneità e disordine, come accade spesso in Europa. Ora, se la proposta passerà, questo cambierà: sarà l'Ue a designarli, anche le liste nazionali resteranno. La designazione del Paese sicuro avviene con atto delegato della Commissione, che è tenuta a esaminare tempestivamente eventuali richieste di designazione presentate da uno Stato Membro. Le liste nazionali possono essere diverse da quella Ue, ma se un Paese viene estromesso dalla lista Ue, può essere mantenuto sulla lista nazionale solo se la Commissione non si oppone.

La presentazione

In linea generale, la lista Ue vale per tutti i Paesi membri. Oltre agli Stati inclusi nella lista, ha spiegato un alto funzionario Ue, anche tutti i Paesi candidati all'adesione all'Ue vengono considerati sicuri, con dei caveat: per esempio, se nel Paese in questione è in corso una guerra, come in Ucraina, allora non è considerato sicuro, pur essendo candidato all'adesione. Idem dicasi se il Paese candidato è stato sottoposto a sanzioni (un caso ad oggi non esistente, perché la Georgia è stata finora risparmiata), oppure se supera la soglia del 20% per le domande di asilo accolte. La designazione dei Paesi di origine sicuri a livello dell’Unione dovrebbe permettere di superare alcune divergenze tra gli elenchi nazionali. Dovrebbe anche garantire l'applicazione uniforme del concetto di Paese di origine sicuro, da parte di tutti gli Stati membri, nei confronti dei richiedenti asilo originari del Paese in questione. Rimane la facoltà degli Stati membri di designare, a livello nazionale, Paesi terzi diversi da quelli indicati a livello Ue. La presentazione della lista di Paesi sicuri era stata anticipata dalla presidente Ursula von der Leyen, nella lettera ai leader in vista del Consiglio Europeo di marzo. Come richiesto dall’Italia, la proposta, se passerà, consentirà, tra l’altro, di valutare con la procedura accelerata le domande di asilo presentate dai cittadini di un Paese terzo, per il quale la percentuale di decisioni di riconoscimento della protezione internazionale a livello Ue è pari o inferiore al 20 %. Consentirà anche di designare un Paese terzo come Paese di origine sicuro, a livello sia dell'Unione che nazionale, con eccezioni per determinate parti del suo territorio o categorie di persone chiaramente identificabili.

Il regolamento rimpatri

La lista dei Paesi di origine sicuri non riguarda direttamente il regolamento rimpatri, perché coinvolge l'esame delle domande di asilo di chi arriva e non il rimpatrio di chi è già arrivato. Anche se, ovviamente, esiste un collegamento indiretto. La lista proposta oggi riguarda i Paesi di origine sicuri e non i Paesi terzi sicuri: malgrado la terminologia adottata non aiuti a fare chiarezza, ha spiegato un alto funzionario Ue, sono due concetti molto diversi, che spesso vengono confusi . Un Paese di origine sicuro è il Paese di origine del migrante. Un Paese terzo sicuro, invece, è un Paese diverso da quello di origine del migrante, nel quale lo stesso può essere inviato senza rischi per la sua sicurezza. E' il caso, per esempio, della Turchia, che con l'accordo del marzo 2016 con l'Ue viene considerata un Paese terzo sicuro per i richiedenti asilo siriani. La stessa Turchia, per esempio, potrebbe non essere altrettanto sicura per un cittadino turco di etnia curda. Un Paese membro, in questo caso, può decidere in questo senso, escludendo la categoria interessata dalla definizione di Paese di origine sicuro. La proposta della Commissione, che anticipa l'entrata in vigore di alcune parti del patto sulle migrazioni, verrà ora sottoposta alla procedura legislativa ordinaria, con esame in Consiglio e in Parlamento Europeo e negoziato interistituzionale. L’esame tecnico in Consiglio dovrebbe iniziare il 24 aprile prossimo, nel gruppo di lavoro sull’asilo.

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