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Non solo una città a misura di bambino, ma un villaggio inclusivo e autentico. Così nasce Ensemble, il festival “no filter” sulla genitorialità che si terrà a Milano sabato 4 e domenica 5 maggio. Ne parliamo con la direttrice artistica Anna Acquistapace.
Da dove nasce l’idea e l’organizzazione di Ensemble?
«L’idea nasce da un podcast, “Grembo, racconti di Pancia”, creato per la mia agenzia Luz al rientro dalla maternità. Ho iniziato a lavorare al podcast con l'idea di raccontare storie per scardinare gli stereotipi e superare la visione edulcorata della maternità. Siamo ormai a 17 episodi e “Grembo” e le sue storie continuano a vivere di vita propria. Con il tempo si è creata una piccola comunità di persone che hanno sempre più voglia di cercare occasioni di confronto, soprattutto dopo il periodo della pandemia. E così ho pensato di creare un evento fisico, che si chiama Ensemble e mette insieme prospettive, vedute e storie in un unico contenitore».
A chi è rivolto Ensemble?
«Le nostre porte sono aperte a chiunque voglia dialogare sulla genitorialità, a prescindere dalla direzione culturale, dalla provenienza sociale e dalle intenzioni. Coppie, giovani genitori, futuri genitori, persone che cercano la loro strada per diventare famiglia, famiglie omogenitoriali, genitori singoli e chi i figli non li ha: tutti sono accolti».
Quali sono le tematiche affrontate nel festival?
«Ci sono tre diversi filoni: un ciclo di conferenze sui vari temi trasversali che attraversano la genitorialità, dei workshop per apprendere informazioni, nozioni e mettersi alla prova e attività in libertà per famiglie, genitori e bambini a cui si può accedere, come una mostra fotografica sul tema dell’adozione. L’idea è unire mondi che spesso sono separati, che si riflette anche nell’allestimento: c'è l'area giochi attrezzata accanto all'area dedicata alle conferenze».
Milano è una città a misura di bambino?
«C'è una separazione dei mondi evidente, le città non sono a misura di bambino. I bambini sono considerati degli accessori, quando invece sono parte integrante della società: le città hanno ancora tanto costruire per le persone che la vivono. Tra i nostri ospiti ci sarà anche il vice sindaco Anna Scavuzzo. Parleremo non solo della problematica dei nidi, che è evidente, ma sarà l'occasione di fargli anche delle altre domande. Non si risolve tutto in due giorni di festival, ma bisogna continuare a parlarne».
La maternità, soprattutto in una grande città, è un momento anche di grande solitudine?
«Si è un sentimento che ho ritrovata in tante testimonianze e che io stessa ho vissuto, mia figlia è nata a marzo 2020, in piena pandemia. Così io ancora oggi guardo con tenerezza le mamme che vanno al parco e stanno insieme. Non credo sia un problema solo di Milano, ma è una tendenza delle grandi città, dove per qualsiasi cosa c'è bisogno di una iper- organizzazione».
Sono ormai di gran moda le esperienze cosiddette baby friendly, amiche dei bambini: ristorante, hotel e via dicendo. È un bene oppure no?
«A volte può far comodo, ma non è questa la soluzione. Così la società si segmenta e si ghettizza. Pensiamo ai voli no-child. I bambini possono dare fastidio e va bene, ma anche gli adulti. Allora l’adulto va sopportato, il bambino no? Bisogna lavorare su tolleranza e consapevolezza. Che fa bene a tutta la società, non solo alle mamme».