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Nel secondo semestre del 2024, l’Italia ha raggiunto 67 obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), formalizzando la richiesta di pagamento della settima rata pari a 18,3 miliardi di euro. Con questa cifra, il totale dei fondi ricevuti dall’Italia raggiunge i 122 miliardi di euro.
Questo risultato rappresenterebbe un primato per il nostro Paese, che sarebbe il primo in Europa a richiedere la settima tranche del piano. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che l’Italia supererà presto i 140 miliardi di euro, raggiungendo così il 72% dell’intero ammontare previsto dal PNRR. Tuttavia, l’attenzione si sposta ora sul 2025, anno cruciale per la realizzazione e il completamento degli investimenti previsti.
Nel 2024, l’Italia ha speso circa 22 miliardi di euro, pari alla metà dei 44 miliardi preventivati per l’anno. Questo rallentamento è stato determinato da vari ritardi, tra cui quello legato al piano di transizione 5.0, il cui avvio è stato più lento del previsto. La spesa complessiva in tre anni è stimata intorno a 64 miliardi di euro, mentre per il biennio successivo si prevede di spendere circa 130 miliardi. Si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso, considerando che tale cifra rappresenta più del doppio rispetto a quanto investito nei tre anni precedenti.
Nonostante le difficoltà, l’Italia ha registrato progressi significativi in settori strategici come le interconnessioni elettriche, il trasporto regionale a emissioni zero, la cybersicurezza, le borse di studio e l’innovazione tecnologica. Tuttavia, il ritmo della spesa e il conseguimento di ulteriori obiettivi rimangono le principali sfide.
Secondo il Sole 24 Ore, questi progressi sono rilevanti, ma lasciano spazio a domande. L’Italia, infatti, è composta per il 95% da piccole, medie e microimprese, arrivando quasi al 99% se si considerano anche le medie. Questo pone un problema: le politiche economiche europee, concepite per grandi imprese, rispondono davvero alle esigenze del nostro tessuto produttivo? Non si tratta di un’opinione, ma di una realtà statistica.
E soprattutto, se i dati ufficiali dipingono uno scenario così positivo, perché la realtà che emerge dal confronto diretto con le imprese racconta tutt’altro? Quando parlo con aziende che operano nella robotica o nell’intelligenza artificiale, ascolto storie di difficoltà. Quando incontro imprese che commerciano in allestimenti floreali, si ripetono le stesse problematiche. Lo stesso vale per aziende di software, del settore metalmeccanico o dell’oreficeria.
Questa discrepanza tra i dati ufficiali, la narrazione politica e la realtà concreta delle imprese italiane solleva dubbi importanti. La retorica dei giornali e della politica sembra spesso lontana dalla quotidianità che un consulente osserva nel suo lavoro.
Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Mavlezzi