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Continue critiche e umiliazioni che si esprimevano con urla quando non le alzava le mani. La donna veniva ripresa per il suo comportamento "non sprecare le briciole quando spezzi il pane", sul 'galateo' "non appoggiare i gomiti sul tavolo, "mangia anche la buccia del salame", tramite una serie di rigide regole dettate dal marito manager torinese. Oggi, venerdì 7 giugno in tribunale, il pubblico ministero Chiara Canepa ha chiesto per lui una condanna a cinque anni di carcere. Secondo l'accusa, la donna era costantemente sottoposta a rimproveri e critiche umilianti, riguardanti anche la sua capacità genitoriale e il suo aspetto fisico.
I maltrattamenti a volte si trasformavano in violenza fisica. Nel 2022, dopo un referto medico del pronto soccorso, la procura di Torino ha avviato un'inchiesta d'ufficio. In tribunale è emerso che la donna era così prostrata psicologicamente da non comprendere subito perché fosse stata contattata da un centro anti violenza.
La coppia si era sposata nel 2002, dopo un anno di fidanzamento, e aveva avuto due figlie. Nel 2021, la convivenza terminò e il manager, secondo le accuse, iniziò a perseguitarla, rispondendo anche di atti persecutori, danneggiamento e accesso abusivo a un sistema informatico per aver violato la casella di posta elettronica della moglie. Lo stalking terminò nel 2022 con un'ordinanza di divieto di avvicinamento.
Durante il processo, è emerso che fin dall'inizio del matrimonio, l'uomo rimproverava alla moglie di averlo "costretto" a stabilirsi in un Comune della cintura torinese anziché in campagna.
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