Le speranze per una possibile tregua a Gaza e un nuovo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi ripartono da domenica a Doha. Nella capitale del Qatar si vedranno i mediatori - i padroni di casa, l'Egitto e gli Usa - e su tavoli separati le delegazioni di Israele e quelle di Hamas per la ripresa dei colloqui. La cornice della situazione in cui si tratterà è però segnata da quanto avviene sul campo. Proprio dal fronte dei combattimenti alcuni residenti palestinesi hanno denunciato che un raid israeliano a Nuseirat, nel centro della Striscia, durante la prima sera di Ramadan ha centrato l'edificio dove alloggiavano, uccidendo 36 membri di una stessa famiglia, bambini compresi.
Quanto alla situazione umanitaria, nell'enclave sono sbarcate i primi aiuti portati dalla nave spagnola Open Arms. Perno dei negoziati per un nuovo cessate il fuoco, sul cui esito la cautela è d'obbligo, è la nuova proposta avanzata da Hamas che Israele ha già definito "irrealistica" ma per la quale il premier Benyamin Netanyahu ha tuttavia previsto di inviare una delegazione guidata dal capo del Mossad David Barnea. Quello di Doha è il primo riavvio dei negoziati bloccatisi alla vigilia dell'entrata del mese di Ramadan. L'obiettivo dei mediatori è di arrivare ad una tregua lunga, di varie settimane, possibilmente sei. Hamas, secondo indiscrezioni filtrate sui media, ha proposto un accordo in tre fasi: nella prima, verrebbero rilasciati donne, bambini, anziani e malati tenuti in ostaggio in cambio di 700-1000 detenuti palestinesi, di cui 100 che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane per la liberazione delle soldatesse israeliane in cattività. Hamas chiede inoltre un cessate il fuoco permanente al termine della prima fase di scambio. Il negoziato di Doha - prima della partenza della delegazione israeliana il suo mandato sarà discusso dai vertici politico e militari del Paese - dovrà trovare un punto di caduta tra le evidenti distanze tra le parti su temi importanti. Punti centrali non sono solo il cessate il fuoco permanente e il ritiro dell'esercito, ma anche il numero detenuti palestinesi da rilasciare, gli aiuti umanitari e il ritorno dei profughi palestinesi dal sud al nord della Striscia, come chiede Hamas. Al 162esimo giorno di guerra, a parlare con l'Afp del raid israeliano che ha ucciso le 36 persone della stessa famiglia a Nuseirat sono stati alcuni sopravvissuti, secondo cui tra i morti ci sono "anche bambini".
Anche il ministero della Sanità controllato da Hamas ha fornito lo stesso bilancio, mentre l'esercito israeliano - sempre secondo l'agenzia francese - ha reso noto che sta indagando sull'accaduto. Le buone notizie arrivano invece sulla consegna degli aiuti alla popolazione. La nave della Open Arms partita da Cipro ha scaricato a Gaza le 200.000 tonnellate raccolte dalla ong americana World Central Kitchen. "Missione compiuta, ce l'abbiamo fatta", ha esultato su X Oscar Camps, fondatore e responsabile di Open Arms. "Un mese fa le possibilità di aprire questo corridoio umanitario verso Gaza erano quasi pari a zero ma, come sempre dall'inizio di Open Arms, abbiamo avuto modo di lavorare con determinazione e creatività con World Central Kitchen per realizzarlo, consapevoli che erano in gioco milioni di vite. Ciò che qualche settimana fa sembrava impossibile, ieri è diventato realtà", ha aggiunto Camps. "Questo carico - è stato spiegato - include casse di prodotti in scatola, compresi fagioli, carote, tonno, ceci, mais, riso, farina, olio e sale. Un secondo carico includerà anche le gru per assistere la distribuzione". Intanto, mentre l'Idf continua ad operare nel centro e nel sud della Striscia, gli Houthi hanno confermato di aver incontrato a Beirut esponenti di Hamas e di altre fazioni armate della Striscia. Obiettivo, hanno minacciato, è "espandere lo scontro e accerchiare" Israele, coordinando "le azioni di resistenza" per la "prossima fase" della guerra a Gaza. In vista anche della possibile operazione militare di Israele a Rafah.
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