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Omicidio Regeni, l'Egitto vieta ai testimoni di venire al processo

4 mesi fa 3
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Nuovo stop delle autorità egiziane alla cooperazione giudiziaria con l'Italia nella vicenda di Giulio Regeni. Secondo quanto è emerso nell'udienza a carico di quattro 007 egiziani, nei giorni scorsi la Farnesina ha trasmesso ai pm di Roma una nota della Procura Generale d'Egitto in cui si afferma che è "impossibile eseguire le richieste di assistenza giudiziaria" per fare ascoltare nell'udienza di oggi quattro testimoni egiziani.

   Tra loro anche il sindacalista Said Abdallah, la coordinatrice di un Centro per i diritti economici e sociali, Hoda Kamel Hussein e Rabab Ai-Mahdi, la tutor di Regeni al Cairo. Alla luce di ciò il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha chiesto alla Corte d'Assise di potere acquisire le testimonianze dei testi "assenti" raccolte nel corso delle indagini. "Siamo in presenza di testi che non hanno scelto liberamente di non essere qui. Le abbiamo tentate tutte per portare i testi qui", ha detto l'aggiunto. 

   "Nonostante tutto l'impegno profuso dalla procura e nonostante le richieste formali che sono state poste in essere dalla Farnesina è innegabile l'ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile ma che anche per le argomentazioni che abbiamo sentito dal pubblico ministero, è del tutto illegittimo. Quindi il problema è l'ostruzionismo egiziano. Chiaro che chiunque dice che c'è collaborazione sta mentendo. Ed oggi ne abbiamo avuto le prove". Così ha commentato l'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, a margine dell'udienza. 

   È stato mostrato oggi in aula il video del 7 gennaio del 2016 dell'incontro avvenuto tra Giulio Regeni e il rappresentate del sindacato degli ambulanti del Cairo, Said Abdallah che lo ha "tradito".

   Un filmato, di oltre due ore, ripreso da una telecamera nascosta che era stata posizionata dai servizi segreti sulla camicia del sindacalista. Un dialogo in cui Abdallah chiede, in modo insistente, notizie sull'attività di Regeni, sul progetto da 10 mila sterline finanziato dalla fondazione britannica Antipode e sul ruolo del ricercatore friulano. "Cosa sarebbe questa proposta - afferma Abdallah - non capisco di cosa si tratta. L'unica cosa che capisco è che ci sono 10 mila sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera".

   Regeni spiega che il denaro può essere "investito in qualche progetto, qualsiasi progetto non governativo ma affidato ai privati. Voglio che il sindacato possa tirare fuori dei guadagni e io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido sui soldi".

   Il video si conclude con Abdallah che chiama uno degli 007, imputato nel processo. "Ho parlato con il ragazzo, ho paura che il video potrebbe cancellarsi - afferma -, ditemi cosa devo fare. Vengo da voi". 

   Che il video sarebbe stato trasmesso in aula era già stato annunciato, questa mattina, dal legale della famiglia Regeni, l'avvocato Alessandra Ballerini: "Nell'udienza di oggi sarà proiettato il video in cui Giulio parla con il venditore ambulante Abdallah che poi lo denuncerà alla National Security egiziana dopo aver ripreso tutta la scena e aver cercato di far cadere in trappola, più volte, il suo interlocutore. Giulio però non cade mai nei tranelli dell'ambulante e anzi è sempre molto didattico nelle sue risposte".

   "Sarà chiaro poi dalla visione del video che parlano letteralmente due lingue diverse, non solo perché Giulio si esprime in arabo classico e Abdallah in dialetto egiziano, insomma non si capiscono. Non si capiscono anche perché hanno degli intenti diversi. Giulio è lì per aiutare mentre Abdallah è lì per poi tradirlo e consegnarlo alla National Security", ha aggiunto la legale che è presente in aula assieme ai genitori di Regeni, Claudio e Paola.

   La penalista ha poi voluto ringraziare Pif e Stefano Accorsi "che hanno prestato le loro voci nel video dell'incontro tra Regeni e il sindacalista egiziano che lo tradì. "Questo video ci dice tantissime cose -ha aggiunto -, ci dice che Abdallah era un agente provocatore, che ha provato a far cadere Giulio in continui tranelli. Ci dice la purezza di Giulio ed anche il suo lato accademico. Ci dice in fondo una assoluta incomunicabilità tra i due, non solo perché parlano due lingue diverse. Abdallah voleva incastrare Giulio e consegnarlo alla National Security" 

   I servizi segreti egiziani - secondo quanto emerso poi nel corso dell'udienza - avevano acquisito, facendone copia, già a metà dicembre del 2015 il passaporto di Giulio Regeni.

   Sentito come testimone Onofrio Panebianco, colonello del Ros che ha effettuato le indagini su delega della Procura di Roma, ha affermato che "dell'acquisizione parlano due testimoni. Gli apparati di sicurezza oltre al documento di Regeni in quello stesso periodo - ha detto il teste - circa un mese prima che venisse prelevato nella zona della stazione metro di Dokki, avevano acquisito copia del progetto, finanziato per 10 mila sterline, su cui stava lavorando il ricercatore friulano".   

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