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Operaio resta senza braccio per un infortunio sul lavoro, ma i «giudici sbagliarono risarcimento». Dopo 20 anni riceverà 136mila euro

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Non si è dato per vinto e alla fine ha avuto ragione. Un operaio, vittima di un grave infortunio nel 2003, non si è arreso in oltre vent'anni di battaglie giudiziarie tra Gorizia, Trieste e Bologna, ed errori di calcolo da parte della magistratura. È stato riconosciuto un risarcimento superiore di 60mila euro rispetto a quanto stabilito inizialmente.

Patrizio Spasiano, operaio di 19 anni morto per la perdita di ammoniaca in un'azienda nel Casertano

Il risarcimento

La cifra che dovrà pagare Palazzo Chigi è di oltre 136mila euro (più 26.000 di spese) invece che 71mila. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Bologna, foro competente per le controversie giudiziarie a Trieste. Lo riporta Il Gazzettino. In applicazione della legge Vassalli sulla responsabilità civile delle toghe, i magistrati di Bologna hanno riconosciuto «negligenza inescusabile» compiuta in sede processuale per errori nel calcolo. In primo grado il Tribunale di Gorizia nel quantificare la cifra secondo le tabelle in vigore, il giudice ha scambiato il coefficiente di 18,377 per un importo di 18.377 lire (9,49 euro) che, moltiplicato per stipendio e percentuale di invalidità dava 70.846,975 euro. Errore non notato nemmeno alla Corte di Trieste davanti alla quale l'operaio aveva impugnato la sentenza del Tribunale di Gorizia, che dunque confermò il primo grado. 

La vicenda

Il risarcimento è relativo all'amputazione di un braccio in un incidente sul lavoro nel 2003. L'operaio, residente a Ronchi dei Legionari (Gorizia), aveva 27 anni. Attraverso l'avvocata Alessandra Gracis del foro di Treviso, l'uomo ha avviato una vertenza per ottenere oltre alla liquidazione del danno non patrimoniale, anche quello da lucro cessante vista la perdita di guadagno per la mancanza di un arto. 

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