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Osteria da Mirco chiude i battenti dopo 18 anni, il proprietario del ristorante di Mestre: «Affitto di 2.900 euro e utenze alle stelle»

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MESTRE - Dopo 18 anni getta la spugna. Quell'osteria aperta con tanto entusiasmo a coronamento del sogno di una vita accoglierà i suoi clienti fino al 6 gennaio e poi abbasserà le serrande per sempre. Le cause sono semplici: affitto di 2.900 euro al mese in una zona un tempo di pregio e ora degradata, rincari del cinquanta per cento delle bollette e turisti dei vicini hotel in calo, perché muoversi a piedi di sera da quelle parti non è un granché sicuro. Così finisce l'avventura imprenditoriale dell'Osteria da Mirco in via Gozzi 14 a Mestre, il locale di cicchetti e pesce che si affaccia sulla traversa che collega Corso del Popolo a via Cappuccina. «Abbiamo aperto nel 2007 e nei primi anni abbiamo lavorato molto bene, quest'attività ci ha dato soddisfazioni» spiega il titolare Mirco Vallotto, 59 anni, che gestisce il locale assieme alla moglie Luana Popescu. Lui lavora in cucina e lei segue la sala.

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IL DESIDERIO

«Il nostro desiderio era aprire un locale a Venezia - spiega il titolare che risiede a Marghera e lavorava nei ristoranti del centro storico - ma era troppo costoso così ci eravamo fermati a Mestre. E la cosa ha funzionato: il bar era sempre affollato della gente del posto che si gustava gli assaggi veneziani e anche il ristorante andava bene». Ora il bar è chiuso, i 50 tavoli del ristorante sono stati ridotti a 25 e si lavora a porte chiuse per evitare che qualche malintenzionato si scaraventi tra i clienti. Mirco non riesce a vendere nemmeno la licenza, perché con affitti così alti nessuno la vuole acquistare. «Paghiamo 2.900 euro al mese - prosegue - una cifra improponibile per quello che offre ora questa zona. I turisti degli hotel vicino alla stazione non si avventurano fino a noi perché il percorso è mal frequentato. Ci sono poi i rincari dei prezzi delle materie prime e delle utenze. Non vogliamo diventare ricchi, ma così siamo in perdita».

LA DISCESA

Una discesa senza sosta iniziata già con il Covid. «Quello è stato il primo colpo e non solo nei mesi del lockdown - spiega - in realtà la cosa è durata tre anni perché chi non era vaccinato non poteva entrare e se uno risultava positivo saltava la prenotazione. Poi sono spariti i turisti e ora non ci sono più nemmeno i residenti veneziani». Da qui la decisione a malincuore di abbandonare senza la prospettiva di aprire altrove. «In questo settore si trova sempre da lavorare - conclude - certo non con la soddisfazione di un locale proprio. Cercherò un'occupazione in qualche locale per gli anni che mi separano dalla pensione».
 

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