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È in carcere da luglio con l’accusa di avere ucciso con 29 coltellate la settantottenne Pierina Paganelli, ma il suo Dna non è stato trovato sul luogo del delitto e nemmeno sul corpo della vittima. Secondo il pm Daniele Paci e la Squadra mobile di Rimini - dove è avvenuto il delitto -, Louis Dassilva, 35 anni, metalmeccanico originario del Senegal, che abitava nello stesso condominio dell’anziana, in via del Ciclamino, aveva una relazione con la nuora della donna, Manuela Bianchi, anche lei residente nello stesso palazzo insieme al marito che, all’epoca, era ricoverato dopo un grave incidente. Il movente sarebbe proprio legato alla relazione extraconiugale, scoperta e osteggiata dalla vittima.
L’OMICIDIO
L’omicidio risale al 3 ottobre scorso. A incastrare Dassilva, secondo la ricostruzione della Procura, che aveva chiesto e ottenuto l’arresto, il filmato immortalato pochi minuti prima delle 22.20 dalle telecamere di sorveglianza di una farmacia vicina al condominio di via del Ciclamino. Pierina era stata uccisa nel garage e, pochi minuti dopo, era stata ripresa una persona con un cappellino con la visiera girata all’indietro, una t-shirt con una scritta sulle spalle e un fagotto bianco nella mano sinistra: la sua camminata era compatibile con quella dell’indagato. Il soggetto si stava dirigendo verso il portone del condominio.
L’ACCERTAMENTO
Sul punto è in corso un altro accertamento: in febbraio verrà svolto un incidente probatorio per ricreare le stesse condizioni della sera del 3 ottobre 2023 e verificare se la camminata di Dassilva corrisponda con quella della sagoma ripresa dalla telecamera.
Dalle indagini era emerso che la nuora della vittima e l’indagato si scambiavano spesso biglietti d’amore: li nascondevano in una grata del garage, proprio dove è stato trovato il cadavere di Pierina Paganelli. Avrebbero continuato a farlo anche mesi dopo il delitto. La sera in cui Pierina è stata uccisa, si erano scritti anche diversi messaggi su Whatsapp: la donna era preoccupata del giudizio dei testimoni di Geova - di cui anche la vittima faceva parte - sulla sua relazione extraconiugale. «Per me sono giorni terribili e ieri ancora di più per quel che mi è successo. Domani giudicheranno e mi sento sola non potendo parlarti», aveva scritto Manuela a Louis cinquanta minuti prima del delitto.
Intanto la difesa dell’indagato ha accolto con soddisfazione l’esito dell’accertamento genetico: «Un risultato determinante - ha detto l’avvocato Riario Fabbri che insieme al collega Andrea Guidi assiste Dassilva - che esclude il nostro assistito dalla scena del crimine oltre ogni ragionevole dubbio». E ancora: «Se anche l’incidente probatorio sul filmato della cam3, la telecamera della farmacia, darà un esito ugualmente favorevole per Dassilva, provvederemo a presentare istanza di scarcerazione». Per eseguire l’accertamento il perito genetico Emiliano Giardina ha analizzato oltre 30 reperti, tra tracce, indumenti e oggetti che sono stati sequestrati a casa dell’indagato. Il Dna del 35enne è stato trovato solo su un coltello da cucina e su una tuta da ginnastica: entrambi gli oggetti erano comunemente usati da Dassilva. Parte degli elementi analizzati - prevalentemente indumenti e oggetti di utilizzo domestico comune - presentava una condizione di deterioramento determinata dalla comparsa di muffa.
LE REAZIONI
Anche la moglie di Dassilva, Valeria Bartolucci, ha espresso «una sommessa soddisfazione» per il risultato della perizia, come ha fatto sapere il suo avvocato, Chiara Rinaldi. «D’altronde - ha proseguito il legale - è da circa un anno che la stessa urla l’innocenza del proprio congiunto in ogni sede. Quello che ora auspichiamo venga fatto, e credo di poter parlare anche per tutte le parti coinvolte in questa orribile vicenda, è che si continui ad indagare e quindi che si verifichi la paternità di quelle tracce di Dna che ancora restano sconosciute».