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Ottavia Piana, come è stata salvata: 159 persone da 13 regioni al lavoro per 80 ore. «Lei ci dava la carica»

5 giorni fa 1
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Sono stati necessari oltre 150 tecnici del Soccorso Alpino e dei vigili del fuoco per portare in salvo Ottavia Piana, la speleologa bresciana rimasta intrappolata sabato pomeriggio in una grotta in provincia di Bergamo dalla quale è uscita ferita e su una barella la notte scorsa alle 3.15. Anche due squadre partite dall'Umbria - composte da tecnici disostruttori, «fuochini» e sanitari - hanno partecipato alle operazioni di soccorso.

Come è stata salvata Ottavia Piana

L'ultimo tratto, hanno spiegato gli addetti del Soccorso Alpino, è stato percorso più velocemente rispetto al previsto grazie al lavoro preventivo di rimozione anche con mini-cariche esplosive delle ostruzioni naturali in diversi punti dell'anfratto e per la decisione dei sanitari di evitare soste lunghe anche perché la speleologa 32enne, in condizioni cliniche comunque stabili e ora in ospedale, era sempre più stanca e dolorante con traumi alla schiena e probabili fratture al viso e a una gamba. I soccorritori hanno lavorato con turni di 14-15 ore per portare la barella dal punto dove la speleologa era rimasta bloccata dopo essere caduta ed essersi ferita durante l'esplorazione di un tratto ancora sconosciuto della grotta, fino all'uscita, per un tragitto di 4 chilometri compiuto in circa 80 ore. Le forze dell'ordine si occuperanno ora di ricostruire la dinamica dell'incidente avvenuto nell'Abisso Bueno Fonteno per verificare se Ottavia Piana e gli altri 10 speleologi che sabato erano con lei hanno rispettato tutte le norme in materia di sicurezza. 

Ottavia Piana estratta dalla grotta: la speleologa trasferita in ospedale. «Più passava il tempo, più era stanca e dolorante»

Uno dei soccorritori: «In 159 per soccorrerla, arrivati da 13 regioni»

«Noi non giudichiamo le persone che aiutiamo: sappiamo solo che c'è una persona in difficoltà e interveniamo. Possiamo magari giudicare alcuni atteggiamenti sprovveduti, ma non era questo il caso. Si trattava di una speleologa esperta, con tanta esperienza alle spalle, ed era correttamente attrezzata. Posso dire che è stata una circostanza sfortunata». Ai microfoni di RTL 102.5, è questo il racconto di Federico Catania, uno dei soccorritori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. «Quando ci chiedono perché è tornata in grotta, è un po' come chiedersi perché una persona torna ad andare in bicicletta anche dopo una caduta, o perché uno sciatore, uno sportivo, o un appassionato qualunque continui a praticare la sua passione nonostante i rischi. Non me la sento di giudicare quanto accaduto. Adesso è stata elitrasportata all'ospedale di Bergamo, e speriamo che guarisca presto», ha aggiunto Catania. «All'uscita dalla grotta erano presenti il medico e il fidanzato, e il loro incontro, dopo quattro giorni passati a distanza, è stato davvero emozionante», conclude Catania.

«Abbiamo iniziato la giornata con una bella notizia: erano le 2:59 quando i nostri operatori hanno portato fuori dalla grotta la barella con la speleologa, rimasta bloccata dallo scorso sabato. È stato un intervento lungo e complesso, durato 75 ore di operazioni ininterrotte. Abbiamo avuto più di 159 operatori coinvolti, provenienti da 13 regioni differenti, e fortunatamente siamo riusciti ad anticipare un po' le tempistiche di uscita. Pensavamo che l'intervento sarebbe terminato domani mattina, ma l'ultimo tratto della grotta, grazie anche al lavoro svolto dagli operatori specializzati che noi definiamo 'disostruttori' (specializzati nell'aprire i varchi più stretti all'interno delle grotte), si è rivelato più agevole del previsto», racconta Catania. «Anche la speleologa ha fatto la sua parte, dimostrando grande resistenza. In precedenza ci eravamo spesso fermati per delle pause sanitarie, per permetterle di riposare, ma nelle ultime ore ha saputo tenere duro. Grazie a uno sforzo collettivo, l'operazione si è conclusa positivamente», sottolinea Catania. «È un'operazione molto complessa perché richiede più giorni. In questo caso, rispetto a un intervento in montagna, dove si può intervenire con un elicottero o con una squadra che arriva con gli sci o a piedi, le tempistiche di un intervento in grotta sono completamente diverse rispetto a qualsiasi altro tipo di incidente. Quando parliamo di incidenti in grotta, tutte le tempistiche standard vengono stravolte, perché percorrere i cunicoli delle grotte è un'attività che richiede tempi e modalità di esecuzione completamente differenti», rileva infine Catania.

I soccorritori: «Ci dava lei la carica»

È stata la stessa Ottavia Piana a incoraggiare i suoi soccorritori, fino a quando, alle 3.15, è stata portata fuori dalla grotta "Abisso Bueno Fonteno", dov'era rimasta bloccata da sabato pomeriggio, per un totale di 80 ore. «Nell'ultimo tratto ci dava lei la carica», ha detto Corrado Camerini, delegato lombardo. Per il suo soccorso sono stati impegnate in tutto 159 persone, tra Soccorso alpino e vigili del fuoco. L'ultimo tratto è stato percorso più velocemente del previsto, grazie ai tratti disostruiti in precedenza e per la valutazione dei sanitari di evitare soste prolungate. La donna è stata portata all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con l'elicottero decollato nella notte da Sondrio. A Fonteno sono arrivati anche i familiari di Ottavia. «Il nostro scopo è fare il nostro mestiere con risultato: la risposta dal Soccorso alpino è quella che ci aspettavamo. Il nostro Soccorso alpino è tra i più efficaci a livello europeo e anche questo l'ha dimostrato», ha detto ancora Camerini

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