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PORDENONE - Anche l'ultima verifica per cercare di non prendere vagonate nei denti, potrebbe non bastare. Ne sa qualche cosa una giovane coppia pordenonese che aveva deciso di trascorrere dal 30 dicembre al 4 di gennaio qualche giorno di vacanza a Forni Avoltri. Poco meno di mille euro per una vacanza a cavallo tra la fine del 2024 ei primi giorni del 2025 in un appartamento moderno, ben arredato, dotato di tutti i comfort, internet, Tv satellitare e la possibilità di restare alcuni giorni a rilassarsi e ricaricarsi nel silenzio di una delle più belle località turistiche invernali della regione. E così la coppia pordenonese non ci ha pensato due volte e individuato il posto in un sito internet che avevano già utilizzato in passato, tra l'altro trovandosi bene, sono andati avanti con la prenotazione. Prima, però, hanno anche fatto una telefonata in più per evitare spiacevoli problemi chiamando il numero che era registrato e al quale ha risposto il titolare dell'immobile (o almeno così si è presentato) che ha confermato la prenotazione assicurando l'appartamento all'ultimo piano. In più, sempre dal sito, sarà più possibile l'interno.
La sgradita sopresa
A quel punto la coppia ha fatto il bonifico, 500 euro, leggermente più della metà dell'intera cifra. Nella tarda mattinata del 30 dicembre, la coppia è arrivata a Forni, nella via indicata, dove c'era effettivamente l'immobile visto su internet. Una volta dentro, però, l'amara sorpresa: nessuna prenotazione, mai arrivati i 500 euro già pagati e soprattutto gli appartamenti erano già tutti occupati. Insomma, una truffa in piena regola che è costata soldi, una solenne arrabbiatura (è un eufemismo) e la vacanza rovinata. La coppia, una votata tornata a casa ha fatto subito la segnalazione al Movimento consumatori per capire se era possibile cercare di recuperare i soldi spesi, mentre il titolare dell'immobile si è recato dai Carabinieri per la segnalazione.
Anno difficile
C'è subito da dire che il 2024 sul fronte delle truffe di questo tipo, ma anche di livello diverso è stato per la provincia di Pordenone e per l'intera regione, particolarmente pesante. Ne sanno qualche cosa i vari movimenti per la difesa dei consumatori che sono stati letteralmente travolti da chiamate, segnalazioni e richieste di aiuto da persone che sono finite nel vortice delle truffe. C'è da dire anche una cosa in più: da uno o due anni, la percentuale di casi che finiscono positivamente con il risarcimento totale o parziale di quanto perso, se si individuano ovviamente i truffatori, è in decisa crescita. Ci sono tante persone, in ogni caso, che perdono tutto e in alcuni casi si tratta di cifre anche importanti.
I numeri
Tra le associazioni che hanno una delle percentuali più alte di risoluzione di casi, c'è l'Adoc Uil della provincia di Pordenone di cui è presidente Antonella Santarelli, giornalista in pensione con il ghigno di chi non molla mai la preda una volta addentata. Con lei collaborare altre 5 volontarie che si danno da fare su tutti i fronti e lo scorso anno si è chiuso con oltre 150 casi segnalati alla sede. Difficile fare il punto sul numero complessivo delle truffe sul territorio dell'intera regione e dei casi portati all'attenzione dei cittadini, ma parliamo almeno di alcune migliaia, fermo restando che quelle di grossa portata non sono più di venti.
Tempi di attesa
Dalla rinegoziazione del mutuo, sino all'amministratore di condominio che nega le carte ai condomini, passando tra le truffe delle finte concessionarie di auto sino a quelle dei contratti telefonici falsi ei lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie. «Parliamo di svariate problematiche che sono arrivate sul nostro tavolo - spiega il presidente dell'Adoc Uil Pordenone - e ovviamente non tutte sono associabili a truffe, anche se per i cittadini restano un serio problema da affrontare, spesso senza punti di riferimento a cui rivolgersi . Uno degli ultimi casi che hanno risolto - racconta ancora Santarelli - riguarda una la vendita di un'automobile. Su un giornale c'era quest'auto che sembrava nuova, bella e fotografata in una concessionaria. La persona che ha chiamato il numero si è sentita rispondere che l'incontro si avrebbe dovuto tenere in un bar perché nella concessionaria c'erano dei lavori in corso. Per farla breve l'auto non solo non era nuova, ma una volta avuta in mano il meccanico di fiducia ha spiegato che servivano almeno 1.500 euro per metterla a posto a fronte di 5 mila già pagati».