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C'è stato un primo passo di avvicinamento tra l'Università degli Studi di Torino e gli studenti che da due settimane stanno occupando Palazzo Nuovo in solidarietà del popolo palestinese. Nel pomeriggio di oggi - mercoledì 5 giugno 2024 - una delegazione di questi ultimi è stata accolta in Rettorato dove vi è stato un confronto con il rettore, Stefano Geuna, e alcuni docenti dell'Università. Un confronto al termine del quale è stato annunciato che la settimana prossima tra lunedì e mercoledì ci sarà un incontro nel quale le varie rappresentanze studentesche potranno illustrare delle richieste e mozioni che verranno portate agli organi dell'Università per le valutazioni del caso. "Il dialogo procede e speriamo che questo possa portare a un miglioramento della situazione e a una situazione nella quale si possa arrivare a deliberare qualsiasi cosa decideranno gli organi nel modo più consapevole e migliore possibile", ha commentato Geuna.
"Finalmente studenti, studentesse e comunità accademica potranno presentare questa mozione che è stata scritta e che invita su basi giuridiche piuttosto solide la fine della complicità dell'Università con il genocidio in corso a Gaza", spiega una studentessa, "Al seguito di questo incontro ci sarà un senato accademico e un consiglio di amministrazione nel quale verranno discusse le mozioni e votate. Siamo riusciti a ottenere un vero e proprio spazio di dialogo tra la comunità che da mesi si sta impegnando per sollevare solidarietà rispetto a una popolazione colpita da genocidio a causa dello Stato di Israele con la governance dell'Università. Fino a mercoledì Palazzo Nuovo resta occupato".
Geuna: "L'occupazione deve terminare il prima possibile"
"Aspettiamo con ansia che ci venga permesso di rimettere mano al palazzo", ha spiegato il rettore Geuna che ha precisato che l'Università non ha mai pensato a uno sgombero di Palazzo Nuovo e al momento non ha neppure fissato un limite entro il quale non si possa andare oltre. Un'occupazione che al momento non ha causato ritardi nelle sessioni di esame o laurea grazie allo sforzo messo in atto dall'ateneo che ha ricollocato questi nelle sede libere, ma la ripresa della normalità è necessaria.
"È ovvio che la situazione ha già assunto un lasso di tempo molto ampio", ha aggiunto Geuna, "Non sta cagionando disagi e perdite di sessioni per il grande impegno di tutti, ma quell'edificio è più grande di quanto si veda fuori. Io aspetto che questa operazione di liberazione degli spazi aumenti. Francamente spero che questa non sia dipendente da una decisione o meno di un organo perché quello sarebbe ricatto". La liberazione di Palazzo Nuovo in parole povere non sia vincolato a un determinato voto del Senato accademico.
"Ci aspettiamo che ci possa essere un ulteriore passo perché riconosciamo che in una prima fase è stato liberato il Rettorato dopo l'occupazione senza alcun tipo di scambio, adesso si chiede loro di garantire la possibilità a 15.000 compagni di poter riutilizzare un edificio complesso, ma fondamentale", ha concluso Geuna.
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