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Pensioni, Quota 103 e Opzione donna in bilico. Bonus per chi resta al lavoro: cosa può cambiare nel 2025

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Il campanello d’allarme suonato dall’Inps non cade nel vuoto. Da tempo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha in cima ai suoi pensieri la questione previdenziale. Insieme a quella collegata della crisi delle nascite. «Con questa natalità», ha ripetuto più volte Giorgetti, «nessun sistema previdenziale tiene». Per questo nella prossima manovra di Bilancio, il governo proverà ad affrontare queste due priorità. In che modo? Da un lato riducendo i pensionamenti anticipati e cercando dei meccanismi per allungare su base volontaria l’età lavorativa. Dall’altro investendo risorse su chi fa figli. Partiamo dalla previdenza. Gli attuali scivoli in scadenza a dicembre, come Quota 103 e Opzione donna, sono in bilico. Potrebbero essere cancellati o, al massimo, rinnovati un altro anno con gli stessi stringenti vincoli dello scorso anno. Paletti come il ritardo del pagamento della pensione di nove mesi per gli statali che si prepensionano, o il ricalcolo contributivo dell’assegno. L’altra faccia della medaglia, è cercare di trattenere volontariamente i lavoratori al loro posto anche dopo che hanno maturato i requisiti per lasciarlo. Nel pubblico impiego tornerà il vecchio “trattenimento in servizio”. La possibilità, cioè, su base volontaria di rimanere al lavoro fino a 70 anni.

Pensioni a rischio? Troppe uscite anticipate (età media a 64,2 anni), allarme Inps sulla sostenibilità del sistema

Per agevolare questa misura, nei prossimi contratti di lavoro dei dipendenti pubblici saranno introdotte anche delle politiche di «age management», come per esempio la possibilità di poter lavorare part time, da remoto o non dover fare i turni disagiati. Nel privato lo scopo dell’allungamento su base volontaria dell’età, dovrebbe essere raggiunto reintroducendo il cosiddetto “bonus Maroni”. Chi rinuncia alla pensione una volta raggiunti i requisiti, oltre allo stipendio, incasserebbe ogni mese anche la quota di contributi che normalmente viene versata all’Inps.

IL PACCHETTO

A completare il pacchetto, dovrebbero essere una serie di misure a favore dei giovani. Il ministro del Lavoro spinge per un nuovo semestre di silenzio-assenso per il Tfr ai fondi pensione. Il sottosegretario Claudio Durigon, ha predisposto un piano per rendere obbligatorio il versamento, sempre ai fondi pensione, di almeno il 25 per cento del trattamento di fine rapporto. Pensione complementare e pensione pubblica, poi, dovrebbero diventare “sommabili” per poter raggiungere quell’importo di almeno 3 volte la pensione minima che permette a chi si trova nel sistema contributivo di poter uscire a 64 anni. L’altro tema al quale si continua a lavorare al Tesoro è quello della natalità. Il problema centrale resta quello di trovare risorse adeguate. Giorgetti ha proposto di introdurre una sorta di «quoziente familiare» per le detrazioni. Che significa sconti fiscali più alti per chi ha figli. Potrebbero dunque essere rivisti gli sgravi per le spese scolastiche, per quelle sportive e per i trasporti. Sul tavolo ci sono anche altre ipotesi. Come quella di rafforzare l’attuale assegno unico universale. Per sapere quale ipotesi prevarrà, bisognerà attendere ancora qualche giorno. L’obiettivo resta però comune. Alzare il tasso delle nascite oggi fermo a 1,2 figli per donna. Troppo poco per generare un numero sufficiente di futuri lavoratori in grado di sostenere il sistema pensionistico e quello del welfare. Come riconosce nella sua relazione la stessa Inps.

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