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Prof di sostegno arrestata, cosa hanno raccontato gli alunni? «Era schiava del sesso». E minacciava di bocciarli

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Dice di sentirsi finalmente libero, di stare meglio, dopo aver raccontato tutto alle forze dell’ordine. Arriva a «sperare che quella professoressa vada in carcere», «perché altrimenti quella donna continuerà a fare queste cose». È uno dei passaggi della deposizione di uno studente della Salvati di Scanzano, una delle sette vittime delle condotte morbose della docente di sostegno finita ieri in manette. Sette alunni, sette racconti che vengono ritenuti coerenti e riscontrati da quanto emerso nel corso dei sequestri dei carabinieri: sia alcune chat ricavate dai cellulari, sia alcune foto trovate in casa della prof, confermano il racconto reso dagli alunni.

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A leggere le accuse firmate dal gip Luisa Crasta, al termine del lavoro investigativo della Procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso, ce n’è abbastanza per parlare di violenza sessuale (un 12enne costretto a subire un atto sessuale), ma anche di corruzione sessuale nel tentativo di imporre condotte morbose al gruppetto di alunni («altrimenti vi boccio»). Una vicenda durata un anno, almeno fino al novembre del 2023, quando si è consumata l’aggressione di una ventina di persone a carico della docente, nell’istituto Salvati. Cos’era successo? «A scoperchiare il vaso di Pandora - sintetizza il giudice - la decisione della prof di segnalare due alunni che fumavano sigarette elettroniche in bagno durante le lezioni». Una condotta poi punita con due giorni di sospensione per gli alunni che, a questo punto, non ne possono più e decidono di raccontare tutto ai propri genitori.

Fino a svelare la storia della «saletta», un locale dove la prof avrebbe esercitato le sue pressioni contro gli alunni, che poi diventa anche un gruppo social. Stando a una sintesi dell’ordinanza del giudice: «V.S. è un’insegnante che, approfittando del proprio ruolo e della inevitabile soggezione di studenti di 12 e 13 anni ha accuratamente selezionato un gruppetto di giovani di suo gradimento e ne ha fatto un gruppo compatto, creando una situazione all’insegna della malsana complicità».

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Ma c’è un risvolto di questa storia che deve essere ovviamente approfondito. Ed è il procuratore Fragliasso a sottolineare un punto che attende risposte da parte dei vertici della scuola (che ovviamente sono estranei alle presunte trame di violenza contestate alla docente): la prof era titolare del “sostegno” di un alunno, mentre spesso si riuniva con altri sei alunni, che di fatto diventavano suoi discenti. A che titolo? Stando a quanto emerso in questi due mesi di indagine, si trattava di «ripetizioni» per alunni in difficoltà, argomento destinato ad alimentare le doverose recriminazioni da parte delle famiglie dei ragazzi coinvolti. Difesa dal penalista Francesco Cappiello, la docente è attesa domani dinanzi al gip per l’interrogatorio di garanzia, quando potrà offrire la propria ricostruzione dei fatti. Stando al racconto reso in questi giorni ai propri colleghi, la donna si era detta vittima di calunnie, anzi, di una trama organizzata a tavolino, una messinscena che era intenzionata a denunciare alle forze dell’ordine. Ma il quadro che emerge dalla ricostruzione del giudice racconta una storia di pressioni morbose, di approcci malsani, di avances e dialoghi assolutamente inopportuni.

Rituale il modo con cui si approcciava a studenti di soli 11 e 12 anni: «A che età hai dato il primo bacio?». Poi riferimenti sempre più espliciti, oltre alla foto e le immagini (in un caso anche della propria vita privata) che venivano postate nella chat di gruppo con i ragazzini. E quando una alunna le chiede del motivo per il quale è stata inserita nel gruppo, la donna non avrebbe avuto remore nel dire che quella chat serviva a raccontarsi delle «zozzerie». Continui maltrattamenti psicologici che finiscono con disgustare i ragazzini della Salvati, fino a quando uno dei sette decide di uscire allo scoperto. È l’episodio in cui la donna scopre due alunni in bagno a fumare sigarette elettroniche. Uno dei due manca da qualche tempo agli incontri nella «saletta», si dice sempre meno disponibile ad accettare un certo tipo di dialogo e si ritrova di fronte alla punizione della sospensione, provocata dalla segnalazione della prof di sostegno.

«Era schiava del sesso»

Una sorta di ripicca della prof, una vendetta verso il ragazzino «ribelle», che non esita ad accendere la miccia, tanto da entrare in aula e a sfogarsi con il prof di matematica: «Quella prima ci fa vedere i film porno, poi se la prende per le sigarette elettroniche». Quanto basta a spingere il giudice a non avere dubbi: «Una donna schiava dei propri impulsi sessuali, per soddisfare i quali è disposta a tutto».

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