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Ramy, perché le violenze a Roma e Bologna? Feriti 18 agenti, cosa è successo. La famiglia: «No alla violenza»

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Le proteste organizzate in memoria di Ramy Elgaml, il 19enne morto a Milano durante un inseguimento con i carabinieri, hanno degenerato in violenze a Bologna e Roma, trasformando le manifestazioni in momenti di tensione e scontri con le forze dell’ordine.

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A Bologna, la situazione è esplosa con attacchi mirati contro la sinagoga della città. Manifestanti hanno divelto transenne, lanciato bombe carta e utilizzato materiale edile per erigere barricate e colpire obiettivi. A Roma, i cortei hanno visto l’impiego di fumogeni e bombe carta contro le forze di polizia, causando feriti e danni significativi. In totale, il bilancio è pesante: 18 agenti feriti tra le due città, alcuni dei quali con lesioni gravi. Un poliziotto a Bologna ha perso un dente dopo essere stato colpito al volto con un tavolino, mentre a Roma un altro ha riportato un grave ematoma al petto a causa di una bomba carta che ha distrutto il suo scudo protettivo.

La situazione è stata definita dal segretario del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, come «atti criminali» che puntano a destabilizzare le istituzioni democratiche e a colpire simboli della legalità.

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Meloni e Salvini: condanna dura delle violenze

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso la propria ferma condanna: «Tra bombe carta, fumogeni e aggressioni, ieri sera a Roma abbiamo assistito all'ennesimo, ignobile episodio di disordine e caos ad opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo. Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza. Alle Forze dell'Ordine va la nostra solidarietà, insieme agli auguri di pronta guarigione agli agenti feriti. Siamo dalla vostra parte».

Anche Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, ha commentato duramente gli episodi di violenza: «Criminali rossi assaltano le forze dell'ordine a Roma e vandalizzano la sinagoga di Bologna. Scene indegne e vergognose. Sempre dalla parte di donne e uomini in divisa!» ha scritto sui social, definendo gli episodi «un attacco gravissimo».

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La famiglia di Ramy: "Solo pace, non violenza"

Di fronte all’escalation di violenza, Yehia Elgaml, padre di Ramy, ha lanciato un appello accorato: «Non fate casino, non fate niente contro la polizia. Fate manifestazioni pacifiche, camminando in silenzio per chiedere giustizia per mio figlio. Siamo sotto l’ombrello della Repubblica italiana e del presidente Sergio Mattarella, e abbiamo fiducia nella giustizia del Paese».

La famiglia, in una nota ufficiale, ha inoltre condannato ogni forma di violenza e vandalismo, sottolineando il desiderio che la memoria di Ramy non venga sfruttata per scopi politici o atti criminali.

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Chi era Ramy Elgaml

Ramy, 19 anni, viveva a Milano, nel quartiere Corvetto, ed era di origine egiziana. Lo scorso 24 novembre ha perso la vita in un tragico incidente durante un inseguimento con i carabinieri. Il giovane, in sella a uno scooter, avrebbe tentato di sfuggire a un controllo, finendo per schiantarsi. Il ricordo di Ramy, un ragazzo descritto come solare e pieno di sogni, è stato offuscato dagli scontri legati al suo nome. La famiglia chiede che il suo ricordo venga onorato con azioni pacifiche, non con la violenza.

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