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Roma, arriva la "zona rossa" tra Esquilino e Termini. Ecco cosa significa: divieti per i pregiudicati e Daspo urbano ai violenti

3 settimane fa 4
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Anche Roma avrà la sua “zona rossa”, la prima con l’epicentro individuato alla stazione Termini e un “raggio” di estensione che coprirà per intero il quartiere Esquilino, da anni crocevia di nazionalità ma anche coacervo di crimini, predatori principalmente, e illegalità che vede nello spaccio di stupefacenti la sua massima espressione. Dopo Firenze e Bologna ma anche Milano e Bari, dunque, il piano messo a punto dal Viminale e discusso ampiamente con i prefetti delle grandi città italiane, trova la sua applicazione nella Capitale. Maggiore controllo con più uomini, maggiore interventi di recupero e lotta al degrado, possibilità di Daspo urbano e quindi, ingressi vietati in quest'area a soggetti ritenuti pericolosi o con precedenti alle spalle. Nei prossimi giorni si svolgeranno una serie di tavoli tecnici per rendere operativa la direttiva del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi attraverso una sua declinazione che deve essere licenziata dal Prefetto con la collaborazione della Questura.

I TEMPI

La “zona rossa” di Roma che sarà costituita entro gennaio, si apprende da fonti qualificate, segue un criterio chiaro: nelle aree più problematiche deve essere garantita sicurezza ma, altresì, serenità per residenti e turisti e nella Capitale lo spirito della costituzione di questa zona sottintende la volontà di rendere anche agevole e d’aiuto ai pellegrini in arrivo per il Giubileo un’area così centrale. Il provvedimento per ora ha una durata limitata tre mesi, ma potrebbe quasi certamente essere esteso a tutto l’Anno Santo.

Nella realtà la costituzione di questa zona prevede oltre a un aumento di personale a controllo dell’area adiacente il principale scalo ferroviario della Capitale, verifiche attente nelle immediate vicinanze su un “raggio”, appunto, che abbraccerà per intero l’Esquilino. In questa zona fra le principali novità, quella di impedire l’ingresso, tramite l’adozione del Daspo urbano, a soggetti con precedenti di polizia o pregiudicati e più in generale a soggetti ritenuti pericolosi. Ma è doveroso ricordare come per Viminale e governo il principio di sicurezza non è da perseguire solo con l’aumento di personale e dunque con un aumento di risorse fisiche ovvero di agenti ma passa anche (e soprattutto) per le iniziative sociali che si organizzano e si inseriscono in quartieri con diverse problematiche, passa anche per una visione più ampia di recupero urbano.

IL RECUPERO

Non a caso, di recente proprio il ministero dell’Interno e Ferrovie hanno sottoscritto un protocollo volto a unire le “forze” per contrastare illeciti e migliorare la fruizione di spazi essenziali e importanti nelle città come quelli delle stazioni ferroviarie che per loro conformazione ogni giorno vedono transitare migliaia di persone. De resto vale ricordare ad esempio come oltre alle iniziative svolte con il supporto di Roma Capitale e del personale della sala operativa sociale ma anche dell'Ama per pulizie, accoglienza dei senza fissa dimora, e bonifiche siano stati negli anni aumentati i dispositivi di videosorveglianza.

IL FUTURO

Quella di Termini sarà la prima "zona rossa" di Roma ma nel futuro potrebbero nascerne di nuove. A livello nazionale, la prima fu istituita dall’allora prefetto Piantedosi a Bologna poi è arrivata anche Firenze e nei capoluoghi di Toscana ed Emilia-Romagna, negli ultimi tre mesi, secondo i numeri resi noti dal Viminale, sono stati 105 i soggetti destinatari di provvedimenti di allontanamento su 14 mila persone controllate. Nella sola Firenze dal 10 ottobre - data in cui è stata emanata l’ordinanza dalla prefetta Francesca Ferrandino - sono stati emessi 66 ordini di allontanamento. Tra questi sono solo tre i recidivi, i quali, proprio per questo motivo, sono stati denunciati. Nel corso degli anni le azioni messe in campo per garantire la vivibilità di un’area urbana e sensibile come quella della stazione Termini sono state molte. A partire dalle operazioni cosiddette “Ad alto impatto” che hanno permesso «di sottoporre a controllo persone, esercizi pubblici e veicoli - si legge nella circolare del ministero dell’Interno del 17 dicembre scorso - procedendo al sequestro di stupefacenti e accertando illeciti di vario tipo, anche in materia di lavoro e fiscale».

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E ancora: «Nel solco delle indicazioni fornite con la direttiva del 20 marzo 2023, che ha rimarcato l’esigenza di mettere stabilmente in sicurezza le stazioni, è stato garantito, per le undici principali infrastrutture del Paese, un dispositivo di sicurezza visibile e rafforzato, anche grazie all’impiego degli 800 militari dell’operazione “Strade sicure” che vi sono stati destinati» e che sono tuttora in servizio.

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