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I nomi d’arte erano Chloe, Giada, Cristina, Dea, Popa, Ilary, Malizia, una quindicina le ragazze che nelle sale della lap dance dell’Elite 2, nightclub di via dell’Umiltà, finivano per erogare “spettacoli privati” e prestazioni erotiche a pagamento. Il tariffario saliva a seconda del tempo trascorso appartate con i clienti: 60 euro per dieci minuti, 80 euro per quindici, 180 euro per mezz’ora e via a seguire, fino a 300 euro per un rapporto sessuale completo. Soldi che, però, non intascavano loro ma i gestori di fatto del locale. Il cassiere prima di fare accedere gli uomini nel privé pattuiva i dettagli e riceveva il cachet, assicurando la massima privacy. E a “vegliare” su di loro un imprenditore nel settore di lungo corso, il 56enne Alessandro Di Stefano che sui suoi profili si vantava di avere aperto negli anni ‘90 il primo locale con Riccardo Schicchi, il defunto regista del porno.
LE ESCORT
La scuderia delle escort, perlopiù straniere, era varia e variegata nel locale a pochi passi da Fontana di Trevi, chiuso martedì da polizia e guardia di finanza per un giro di prostituzione. A sfruttare le ragazze, secondo gli inquirenti, sarebbe stato proprio Di Stefano e con lui un 80enne, A. P., nel frattempo deceduto. Una terza persona, Santo V., 64 anni, è indagata. I reati contestati sono il concorso in sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e il night è stato sottoposto a un decreto di sequestro preventivo.
I primi due erano stati coinvolti nell’inchiesta che aveva portato alla sbarra il marito di Eva Henger e talent scout di pornodive come Moana Pozzi e Cicciolina, accusato di avere trasformato alcuni locali notturni della Capitale in luoghi di incontro a luci rosse. L’80enne all’epoca fu poi assolto dal reato di sfruttamento della prostituzione.
Stando alle indagini avviate dalla procura di Roma all’indomani di un sopralluogo di natura amministrativa effettuato da vigili urbani, finanza e polizia il 24 ottobre dello scorso anno, e basate oltre che sulla testimonianza di alcune delle vittime dello sfruttamento, anche dai video e dalle intercettazioni ambientali seguenti, nel club, dietro le tende di stanze da nomi evocativi di sogni e viaggi, come Giappone, Thailandia ed Egitto, si compivano veri e propri atti sessuali. Le ballerine venivano reclutate attraverso annunci di ricerca («si tratta di un lavoro serio e professionale, adatto a tutte le ragazze dai 18 anni in su, anche se alla prima esperienza», si legge sul sito web) o tramite passaparola tra amiche.
LE INTERCETTAZIONI
Le più smaliziate venivano edotte dallo stesso Di Stefano sul come comportarsi e con i clienti, e con la polizia nel caso di controlli: «...Non dire mai privé, non dire mai che dividi i soldi con il locale... se ti trovano a fa privé che stai a fa? Niente guarda, sto a fa un’esibizione qua però mai che dividi i soldi con il locale». Gli investigatori “assistono” in ambientale ad almeno quattordici spettacoli “speciali” in appena una manciata di giorni nel mese di dicembre. Durante una perquisizione successiva, agenti e finanzieri troveranno anche registri e note contabili a penna in cui, in corrispondenza della data e dell’orario di quegli incontri in privé, venivano annotati nomi dei clienti, durata dell’intrattenimento e prezzo. Non solo. Anche le chat di Whatsapp tra Di Stefano e le entraîneuse, lascerebbero poco spazio ai dubbi circa la reale attività esercitata nell’Elite 2, aperto dopo che in passato l’autorità giudiziaria chiuse l’Elite di via Sicilia.
Valutando le misure cautelari, il gip Annalisa Marzano, per la recidiva e il rischio di inquinamento probatorio, ha disposto il carcere per Di Stefano, ritenendo invece minore il ruolo dell’80enne che, nel corso delle indagini, aveva mostrato la volontà di uscire dall’impresa contestando la gestione spregiudicata del socio di fatto. Nessuna misura per il cassiere.