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Daniele Priori 17 dicembre 2024
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La musica può ancora salvare il mondo. Lo ha già fatto. «La guerra in Vietnam l’ha fermata la musica, le marce, John Lennon.
Spero che anche oggi possa almeno suggerire ancora delle riflessioni». Sarà per questa ragione che Enrico Ruggeri, per il secondo anno consecutivo, torna a indossare la sua amata doppia veste di cantautore-conduttore televisivo e da stasera su RaiDue, a mezzanotte, torna con Gli occhi del musicista. Ospiti della prima puntata: Red Canzian, Davide Van De Sfroos, Ambrogio Sparagna, Vittorio Sgarbi «e i De Novo che si sono riuniti apposta per noi», ci spiega Ruggeri.
Cosa c’è da aspettarsi da questo suo nuovo ritorno in tv?
«Mentre nella scorsa stagione abbiamo raccontato sei grandi cantautori, questa volta raccontiamo sei storie, sei argomenti. Partiamo naturalmente col Natale, poi nel nel corso delle prossime puntate parleremo di figli, della grande rivoluzione del beat negli anni 60, parleremo di guerra, di sport. E nell’ultima puntata che sarà il 4 febbraio racconteremo l’altro Sanremo. Con me ci sarà sempre Flora Canto e avremo una super band che suona tutto dal vivo, un altro valore aggiunto».
Varrà la pena allora restare svegli fino a mezzanotte... Anche se lei ha ironicamente mandato un segnale alla Rai sull’inizio del programma a notte fonda. È un gap che teme?
«Per fortuna adesso con RaiPlay si può rivedere tutto, però evidentemente è un fatto che il tipo di divulgazione culturale, legata alla musica che facciamo noi non sia ritenuta da prima serata».
Avrete l’ottimo traino di Belve. Lei, Ruggeri, si sente un po’ belva?
«Ma forse belva no. Però se dovessi scegliere mi piacerebbe essere una mangusta che affronta i serpenti, non rendendosi conto di essere piccola. Una piccola belva che ama andare contro contro i più grossi...».
Parenti-serpenti dei cantautori sono oggi i rapper. Ne avrà qualcuno in trasmissione?
«No, perché si canta tutto dal vivo...Non vorrei metterli in difficoltà... (sorride, ndr)».
È d’accordo col sindaco di Roma che ha prima invitato e poi ritirato l’invito a Tony Effe per il concerto della notte di Capodanno al Circo Massimo?
«Io sono cresciuto leggendo scrittori come William Burroughs e Charles Bukowski, ascoltando Lou Reed e Iggy Pop, gente che ha parlato davvero di tutto. Per cui da discutere non è l’argomento ma il valore intrinseco dell’opera. Se fai arte la puoi fare su tutto. Se invece scrivi microstorie anche un po’ sgrammaticate, ad essere grave non è l’argomento ma come viene trattato. Il ragazzino che ammazza una vecchia usuraia potrebbe essere un tema per la trap, in realtà è la traccia con cui Dostoevskij ha scritto Delitto e castigo».
Il 17 gennaio uscirà poi anche il suo 40esimo album La caverna di Platone. Si sente un po’ Socrate alla ricerca della verità?
«Mi è sembrato un mito interessante. Tutte le persone rinchiuse per l’intera vita in una grotte che vedono le proiezioni di luce fuori e pensano che quella sia la realtà mi sembra che mostri abbondanti analogie con la società di oggi».
Chi è, secondo lei, a tenere le persone legate nella caverna?
«Il mondo della comunicazione che attualmente è diventato strumento di propaganda o dileggio dell’avversario. I presidenti vengono eletti a seconda del tipo di comunicazione scelta. In Romania addirittura la corte suprema ha invalidato le elezioni per un certificato intervento troppo massiccio del web...».
Cosa pensa dell’impegno di Elon Musk che entrerà nel prossimo governo Usa?
«È un segno dei tempi. Oggi possedere una piattaforma social è più importante che avere un giornale e anche la politica che un tempo si rivolgeva alla stampa tende a guardare in quella direzione».
Guarderà Sanremo?
«Può darsi. Negli ultimi anni ho usufruito di quella settimana per andare in giro, viaggiare e evitare così di farmi chiedere dai tassisti perché non fossi a Sanremo, quindi quest’anno non so ancora...».
Ma lei si è immaginato mai direttore artistico di Sanremo?
«Non solo. Qualche anno fa se ne era anche parlato...».
L’avevano contattata dalla Rai?
«No, si era solo sentito parlare dell’ipotesi. Anche perché, sinceramente, se mi avessero chiamato, avrei accettato».
Ma tra Amadeus e Conti ci sarà discontinuità o meno?
«La mia sfera d’interesse resta la musica d’autore che da Amadeus era stata messa al bando. Con Conti, leggendo nomi come Cristicchi o Brunori Sas sembra una finestra si sia riaperta. Dovremo ascoltare le canzoni».