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Satnam Singh morto, il padre del datore di lavoro: «Non doveva lavorare a quel macchinario, lo avevo avvisato»

4 mesi fa 6
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Arriva con il furgone bianco, scende per aprire il cancello, entra e se lo richiude alle spalle. Renzo Lovato, è il padre del titolare dell’azienda agricola di Brogo Santa Maria, a Latina, in cui è morto Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni che ha perso un braccio stritolato e strappato dal macchinario con il rullo che serve per arrotolare i grandi teli di plastica utilizzati nelle serre.

Satnam Singh, cosa è successo

Poche le parole di Lovato, il cui figlio è l'unico indagato per la morte dell'operaio indiano, accusato di averlo accompagnato a casa anziché in ospedale, scappando dopo averlo lasciato lì, nel quartiere Sant'Ilario di Cisterna, a pochi chilometri dall'azienda, con l'arto amputato lasciato in una cassetta per le verdure.

«Glielo avevo detto, lo avevo avvisato di non avvicinarsi a quell'attrezzo, ma lo ha fatto lo stesso, di testa sua.

Una leggerezza che è costata cara a tutti. C’è dispiacere perché è morto sul lavoro un ragazzo». Suo figlio inizialmente accusato di lesioni colpose ora deve rispondere di omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

Morto Satnam Singh, il bracciante indiano scaricato per strada a Latina con il braccio amputato: il titolare dell'azienda indagato per omicidio colposo

"Navi", così si faceva chiamare in Italia, è morto ieri mattina all'ospedale San Camillo di Roma. Una morte atroce, un braccio strappato dal macchinario utilizzato nei campi. Lavorava da 12 ore quando è successo, aveva attaccato il lavoro alle 5 di mattina, quel maledetto rullo lo ha mutilato poco dopo le quattro del pomeriggio. Dodici ore, pagato 5 euro l'ora. Ma l'atrocità di un infortunio sul lavoro gravissimo poi si è fusa con l'orrore: caricato dall'imprenditore agricolo per il quale lavorava da due anni sul suo furgone, con l'arto appoggiato su una cassetta di plastica utilizzata per gli ortaggi e le urla disperate della moglie. Abbandonato sulla porta di casa a un pugno di chilometri di distanza, dall'azienda di Latina, Borgo Santa Maria, al confinante quartiere di Sant'Ilario a Cisterna. "Navi" era forte, ma il suo fisico non abbastanza da sopportare quelle ferite mortali, quel sangue perso tra i campi e il furgone, la forza devastante del macchinario avvolgiplastica trainato dal trattore che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli arti inferiori.

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