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"L'analisi sulla classe dirigente di Giorgia Meloni non può prescindere da Raffaele Fitto". Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, il direttore editoriale del Secolo d'Italia Italo Bocchino legge quanto accaduto nelle ultime ore a Bruxelles, con la nomina del ministro degli Affari Ue a vicepresidente esecutivo nella nuova Commissione Ue della presidente-bis Ursula Von der Leyen, e riflette sul peso del ritorno sulla scena pubblica di Mario Draghi.
La premier, sottolinea Bocchino, "si è aperta, si è contaminata" e infatti il neo-vicepresidente esecutivo Ue italiano "è un ex democristiano, è stato in Forza Italia e ha dimostrato di avere una autorevolezza che he lo ha portato ad avere un riconoscimento importante".
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"I fatti sono semplici", riepiloga Bocchino: "L'Italia non aveva un vicepresidente, ce n'erano sette, oggi sono sei, uno in meno, e ha un vicepresidente esecutivo. Fitto ha un portafoglio diretto di circa 400 miliardi da gestire e coordina altri commissari, Agricoltura, Pesca, Trasporti e Turismo per un totale da coordinare di mille miliardi di investimenti in Europa". "In coabitazione con l'euro-falco Dombrovskis...", commenta un po' scettica la Gruber, che poi chiede: "Ma Draghi serve più alla Meloni o è la Meloni che serve a Draghi?".
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"Draghi serve all'Europa, serve all'Italia e poi anche alla Meloni, che è il presidente del Consiglio italiano. L'Europa ha bisogno di lui: Draghi ha fatto una analisi straordinaria, ci ha detto quello che la destra andava dicendo da anni". E cioè che "l'Europa così non ce la fa, va a sbattere, muore. L'Europa deve avere un pensiero comune, non dev'essere l'Europa dei burocrati ma l'Europa dei grandi sogni, delle mission. E Draghi potrà essere molto utile per l'Europa, mi auguro che possa avere un ruolo attivo nelle strategie per il futuro dell'Europa. E ovviamente fa molto bene all'Italia, perché noi non possiamo dimenticare quanto bene ha fatto all'Italia quando era presidente della Bce".
Draghi, Meloni, Fitto: guarda qui il video di Bocchino a Otto e mezzo
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