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Sfasciano mezza città e il sindaco li invita in comune: scandalo-Lepore, tappeto rosso per i violenti

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Fabio Rubini 15 gennaio 2025

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I disordini di questi giorni e gli attacchi sconsiderati alle nostre forze dell’ordine hanno una matrice chiara, che si rifà all’alleanza tra Propal, centri sociali e giovani stranieri di prima e seconda generazione. In entrambi i casi parliamo di frange che hanno come rifermento l’area della sinistra più o meno estrema. Gli unici a non averlo - o a non volerlo - capire, sono proprio gli esponenti di sinistra, che anche ieri si sono ingegnati per spostare il focus delle polemiche sul governo. Dedicando alle nostre forze dell’ordine giusto qualche generica - e poco convinta - espressione di solidarietà.

Il caso più evidente è quello del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che dopo aver visto la sua città messa a ferro e fuoco, ieri parlando in Consiglio comunale, ha invitato i manifestanti in Comune per «parlarsi e capire cosa si vuole fare in questa città». Del resto, spiega il sindaco: «Preoccupa che qualcuno possa strumentalmente utilizzare ragazzi, anche giovanissimi, per battaglie politiche che possono sfociare nella violenza». Per questo «dobbiamo confrontarci, trovare una strada comune perché non credo basti solo la repressione». E ancora: «È evidente che in Italia sta salendo la tensione. Ecco perché dobbiamo respingere ogni tentativo di strumentalizzazione». Poi Lepore attacca le piattaforme social, le stesse che la sinistra esaltava fino a poche settimane fa come piazze virtuali della democrazia. Ora invece, con i vari Musk eZuckerberg, che hanno annunciato di voler collaborare col “cattivone” Trump, le stesse piattaforme, per il sindaco di Bologna «non sono più strumenti a sé stanti, non sono dei luoghi del libero pensiero» e per questo «abbiamo il compito di prendere le distanze da quel modo di gestire la realtà e la verità».

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Sempre in Consiglio, il primo cittadino ha voluto chiarire che quella di Bologna «non era una manifestazione autorizzata o organizzata dal Comune», bensì «una manifestazione spontanea da parte di tante realtà che ritengono di dover rappresentare le proprie proteste nei confronti di quello che è successo a Milano». Il fatto che lo facciano devastando una città, evidentemente è poco più di un effetto collaterale.

La lunga giornata del sindaco, però, era iniziata già di prima mattina con la pubbblicazione di una serie di interviste sui fatti di Bologna, nelle quali spiegava di non poter dare un’identità ai violenti in quanto si trattava di «gruppi di varia natura» e per questo «non sono in grado di attribuire delle sigle a chi era in strada». Evidentemente durante la giornata deve essere riuscito ad etichettarli, visto che li ha invitati in Comune...

Immancabili poi le lagnanze contro il governo perché «l’ordine pubblico è governato dalla Meloni e dalla destra». Lepore è infine incappato in un botta e risposta con la Comunità ebraica, che si è vista vandalizzata la Sinagoga. Alla timidezza di Lepore nella condanna, ha risposto Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica: «Una parte della sinistra sta giocando col fuoco. Il sindaco di Bologna incoraggia Propal e violenti».

Il rapporto tra sinistra e Israele, si sa, è da sempre piuttosto complicato. Angelo Bonelli (Avs), rispondendo a Bignami che aveva chiesto al sindaco di Bologna di togliere dalla facciata del Comune la bandiera della Palestina, ha definito questa richiesta «disgustosa» Infine c’è Toni Ricciardi (deputato Pd) che davanti alle città devastate dalla violenza dei centri sociali e dei Propal, invita «ad abbassare i toni» e a non «criminalizzare qualcuno o caricare questo Paese di nuovi reati presunti». E infatti, parlando del caso Ramy spiega che il broplema non è punire chi non si è fermato al posto di blocco dei carabinieri, ma «analizzare perché sono accaduti quei fatti: cioè l’audio e quei video» dei carabinieri. Poi dichiara «massima solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine», ma, precisa: «Probabilmente dovresti avere un occhio di sensibilità maggiore ed evitare il più possibile scontri o cariche possibili».

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Quello che si può capire al termine di questa carrellata, è la difficoltà della sinistra a prendere una posizione sui fatti non solo di Bologna, ma anche di Torino, Roma e Milano. Da un lato la timida solidarietà alle forze dell’ordine; dall’altro la reticenza a condannare un movimentismo che, a tutti gli effetti, rappresenta una base elettorale da sempre vicina alla sinistra.

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