BRUXELLES - Arrivano le procedure europee per deficit eccessivo, e per l'Italia e vari altri Paesi europei si aprirà un iter da tradurre poi con l'autunno in impegni per il rientro a tappe forzate dei conti. Il percorso si apre formalmente domani con la relazione della Commissione Ue sul rispetto dei vincoli per disavanzo e debito pubblico (da tenere rispettivamente entro il 3% e il 60% del Pil). Questa volta, però, dopo gli anni di stop dovuti al Covid, il Patto di stabilità non è più sospeso e anzi viene applicato per la prima volta nella formula rinegoziata, e in vigore da fine aprile. La nuova governance ha portato tra l'altro una rivoluzione sul ritmo per il rientro del deficit eccessivo, oltre a introdurre un controllo dei conti con le traiettorie pluriennali di spesa.
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A fine 2023, stando ai dati Eurostat, undici Paesi avevano il deficit oltre il 3%, con l'Italia ai massimi Ue e al 7,4% e la previsione della Commissione che scenda al 4,4% nel 2024 per risalire al 4,7% nel 2025 (a politiche invariate). Per tre altri Paesi lo sforamento è contenuto (Repubblica Ceca, Estonia e soprattutto Spagna), con due (Repubblica Ceca e Spagna) viste sotto il 3% già nel 2024. Sarà da vedere l'esame della Commissione, ma la Spagna potrebbe anche evitare la procedura.
Tra le "condizioni rilevanti" da considerare e riviste con il Patto, è stato tra l'altro inserito l'aumento della spesa pubblica per la difesa come attenuante. Senza dimenticare che l'Italia ha ottenuto nei primi tre anni lo scorporo degli interessi sul debito. Dopo la relazione di domani della Commissione l'attesa è che a novembre arrivi la sua proposta sulla raccomandazione del Consiglio per il rientro del deficit. Il nuovo Patto, comunque, impone una correzione per almeno lo 0,5% annuo del bilancio strutturale fino al rientro entro la soglia del 3% (nei primi tre anni sarà dunque primario). Già venerdì prossimo, 21 giugno, verranno assegnate agli Stati le "traiettorie di riferimento" (non saranno rese pubbliche), nuovo snodo del 'braccio preventivo' del Patto.
Si aprirà quindi il negoziato tra Stati e Commissione e i Paesi presenteranno i piani pluriennali di spesa il 20 settembre, che saranno approvati poi nel pacchetto di autunno del semestre europeo, assieme quindi alle raccomandazioni sul deficit. Per l'Italia l'aggiustamento strutturale dello 0,5-0,6% del Pil su 7 anni, inserito comunque già nei tendenziali del Def fino al 2027, corrisponderebbe ad almeno 10 miliardi l'anno. Lo scorso anno nell'esame (teorico, data la sospensione del Patto in quel momento) sulle procedure per deficit la Commissione aveva concluso che il criterio del deficit non era rispettato da 14 Stati membri, Italia inclusa. Mentre il criterio del debito non era rispettato per Francia, Italia e Finlandia.
Nelle considerazioni sull'Italia in cui l'Esecutivo europeo aveva tra l'altro giudicato che la crescita prevista della spesa corrente primaria finanziata a livello nazionale (criterio rilevante per il vecchio Patto) era in linea con la raccomandazione del Consiglio, sottolineava anche l'immagine di un Paese proiettato a preservare gli investimenti finanziati a livello nazionale. Per il debito ha parlato tra l'altro di una traiettoria 'sensibile' a shock macroeconomici. Il report segnalava che l'Italia continua a presentare squilibri eccessivi, con vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e persistono alcune debolezze nei mercati finanziari, che hanno rilevanza transfrontaliera.
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