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La Russia non cede di un passo. Gli attacchi all’Ucraina non si fermano e Putin – questo è evidente – ora si trova in una posizione di forza. «Non arretrerà di un centimetro, andrà avanti» dicono gli esperti di geopolitica internazionale. E alle porte, adesso, si prospetta un conflitto molto più ampio. «Un conflitto globale». È davvero così? Lo abbiamo chiesto a Andrea Margelletti, esperto militare, presidente del Ce.S.I, Centro Studi Internazionali e consigliere del ministro della Difesa dal marzo 2012 e già membro del Comitato Consultivo della Commissione Internazionale sulla Non Proliferazione e il Disarmo Nucleare.
Professore, quanto è elevato il rischio di un conflitto globale?
«Moltissimo. Ma non parlerei di guerra globale, quanto piuttosto di guerra europea».
Sta dicendo che rischiamo un allargamento dei confini della guerra?
«Proprio così. Sono due anni che in molti, compreso il sottoscritto, lo stiamo dicendo. Inutile mettere la testa sotto la sabbia, bisogna fare un esame di realtà e capire che di fronte abbiamo un paese, la Russia, che non ha intenzione di arretrare di mezzo millimetri. A meno che non si verificheranno tre condizioni».
Quali?
«La solite. La demilitarizzazione dell’Ucraina, la denazificazione dell’Ucraina e la restituzione alla Russia da parte di Kiev di quei territori che Putin considera suoi».
Condizioni assai improbabili
«Appunto, sono tre condizioni che non esistono nel diritto internazionale. Per cui è chiaro che prima o poi qualcosa di più serio accadrà».
L’allargamento del conflitto? È per questo che la Francia di Macron ha alzato il tiro?
«Attenzione, intendiamoci su un punto. Qui non è la Francia ad alzare il tiro, non bisogna dimenticare che il tiro lo ha alzato Putin fin dall’inizio invadendo l’Ucraina. Quando avrà conquistato Kiev allora sarà l’Europa, inevitabilmente, a dover intervenire».
Inviando truppe in Ucraina?
«Sì. L’ipotesi più probabile è questa. Alcuni Paesi Nato invierebbero truppe per difendere i confini e creare una zona cuscinetto. Ma a quel punto si troverebbero a tu per tu con i russi. E si prenderebbero a cannonate. A quel punto la situazione si complicherebbe non poco. Non solo perché il conflitto assumerebbe dimensioni più allargate, ma anche perché l’Occidente non ha la stessa forza bellica che ha a disposizione Putin».
Si spieghi meglio
«La Russia non solo conta su una industria bellica notevole, ma può contare su Paesi come Corea del Nord e Iran che producono armi da sempre. Insomma, la potenza di fuoco è enormemente più grande rispetto a quella dei paesi Nato europei. Il problema è che l’Europa è molto indietro su questo fronte. Le armi non si trovano al supermercato, per attrezzarci ci vogliono anni».
E il ruolo degli Usa?
«Dipenderà dalla prossime elezioni. Dovesse vincere Trump l’Europa potrebbe essere lasciata sola».
Quali sono le prime mosse che l’Europa dovrà fare?
«La prima è quella di dotarsi, in un momento così drammatico come quello che stiamo vivendo, di un Commissario alla difesa europea e che guardi alla difesa del Continente ampia e innovativa. E magari potrebbe essere un italiano».