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Sicurezza, il piano del governo (e del Quirinale): niente scudo penale per gli agenti, sì allo status dei 007. Cosa cambia ora

7 ore fa 1
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Non chiamatelo “scudo penale”. Nessuna licenza di uccidere o di ferire indiscriminatamente per gli agenti delle forze dell’ordine che si trovano costretti a reagire, sia pure in situazioni estreme: sarebbe incostituzionale. Ma è vero, e ieri è stato il ministero della Giustizia di Carlo Nordio a confermarlo, che il governo lavora a una norma per tutelare gli uomini e le donne in divisa che finiscono sotto indagine. Sotto lo sguardo vigile del Quirinale, che da tempo chiede alcune modifiche sostanziali al Ddl sicurezza, il maxi-provvedimento che il centrodestra vuole approvare in fretta dopo i fatti di violenza dello scorso week end a Bologna e Roma.

Roma, aumentano i cortei in città (anche senza preavviso). E spesso scatta la violenza

LEGA IN PRESSING

Sono ore frenetiche nella coalizione. Scossa qui e lì da qualche tensione sul dossier sicurezza su cui tutti vogliono mettere il cappello. In trincea c’è soprattutto la Lega. Il partito di Matteo Salvini vuole fare in fretta, intestarsi la battaglia degli agenti dopo gli scontri e i feriti nei cortei per la morte di Ramy e il caso del maresciallo Luciano Masini, il carabiniere che a Villa Verrucchio ha sparato e ucciso un ventritreènne egiziano dopo che aveva ferito quattro persone.

Ieri il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha lanciato un avviso ai naviganti. «La nostra posizione è diversa da FdI. Noi riteniamo che il testo vada approvato senza modifiche». Messaggio a Meloni e i suoi: niente temporeggiamenti, e se il Quirinale non è d’accordo, pazienza. Non è questa la linea della premier e infatti a Palazzo Chigi hanno tirato il freno. A partire dalla nuova garanzia per gli agenti che già mette in subbuglio le opposizioni. «In uno Stato democratico non si possono creare spazi di impunità per i politici, per gli agenti e le forze dell'ordine» l’affondo del presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. E il Pd rintuzza: «Uno scudo? Non serve, basta la Costituzione» dice Francesco Boccia.

Che fare allora? Se non uno “scudo”, un “filtro” legale per gli agenti accusati di reati nell’esercizio delle loro funzioni ci sarà, ha fatto sapere ieri il dicastero di via Arenula all’Ansa, anche se entrerà in un provvedimento ad hoc. L’obiettivo è evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati «quando è evidente che l’appartenente alle forze dell’ordine ha usato l’arma di ordinanza nell’esercizio delle sue funzioni». Insomma la norma allo studio non prevede una vera e propria «scriminante» o una «causa di non punibilità». Ecco allora che il cantiere sicurezza viaggia spedito, ma non troppo. Serve cautela se non altro perché i fari del Quirinale sono accesissimi e puntati sul provvedimento all’esame del Senato che può rivoluzionare la vita quotidiana delle forze dell’ordine.

I RILIEVI

Sono ben cinque i paletti che gli uffici giuridici del Capo dello Stato Sergio Mattarella hanno piantato già prima di Natale. Tanti quante le norme del Ddl a rischio incostituzionalità, che il centrodestra dovrà rivedere sia pure fra tanti sbuffi: «I ritocchi ci costringeranno a una terza lettura» si lamentava ieri in Transatlantico un big meloniano. Dal carcere per le donne madri con bambini inferiori a un anno al divieto per i migranti irregolari di acquistare una scheda sim.

E ancora, la previsione di aggravanti per le aggressioni a un agente senza però introdurre alcuna attenuante. E se l’aggressore non fosse consapevole di chi ha davanti, o fosse affetto da una patologia mentale? I dubbi del Colle si estendono ad altri due passaggi. I tecnici chiedono al governo di definire meglio il reato di resistenza passiva in carcere: rifiutare cibo, come fa chi si sottopone a uno sciopero della fame, rientra in questa fattispecie? E infine: serve chiarire l’aggravante per chi manifesta e intralcia “opere strategiche”. Quali sono? Chi deve elencarle? Non si tratta di cavilli. Mattarella attende al varco il testo per la firma. Un tratto di penna che non si può dare per scontato.

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