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Soldati a Kiev, il no dell'Italia. La Russia all?Europa: «Rischio escalation». Tajani: «Non non siamo in guerra con Putin»

6 mesi fa 6
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«Parole pericolose», «attenti all’escalation», «sicurezza europea in pericolo»: dal Cremlino arriva puntuale la risposta all’offensiva delle dichiarazioni partite da Parigi, Londra e Berlino, alzando, se mai ce ne fosse bisogno, la tensione tra Russia e Europa. Se il presidente francese Emmanuel Macron ormai non perde occasione per martellare che «non si può escludere niente», nemmeno l’invio di truppe in Ucraina, pur di evitare una vittoria della Russia, il ministro degli Esteri David Cameron ha confermato che i missili a lunga gittata forniti da Londra a Kiev possono essere usati dagli ucraini per colpire obiettivi dentro il territorio russo. A la guerre comme à la guerre, anche Berlino si fa sentire: i tedeschi sono giunti alla conclusione che c’erano le autorità russe dietro l’attacco informatico scagliato un anno fa contro il partito socialdemocratico, cosa che ha provocato l’immediata convocazione dell'ambasciatore russo in Germania al ministero degli esteri tedesco.

LE MINACCE INCROCIATE

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov non si è fatto pregare e ieri ha risposto per le rime a quella che gli esperti definiscono ormai una «guerra della comunicazione» che tutte le parti badano, almeno per ora, a tenere «sotto al livello della conflittualità». «La Francia, nella persona del capo dello stato francese, continua a evocare in continuazione la possibilità di un suo impegno diretto sul campo, nel conflitto sull’Ucraina» ha premesso, citato da Interfax, Dmitri Peskov, per poi chiosare: «Questa è una tendenza molto pericolosa». Secondo il portavoce di Putin, Mosca «monitora da vicino» le dichiarazioni delle autorità francesi. Mosca avrà dunque preso atto che secondo il ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné (dichiarazioni di ieri al giornale russo indipendente “Novaya Gazeta”) «la sconfitta militare russa è davanti ai nostri occhi. Noi stimiamo a 500mila le perdite militari russe, di cui 150mila morti». Peskov ha poi rivolto gli occhi a Londra, anche se le dichiarazioni di David Cameron, sono arrivate da Kiev, dove ha svolto una visita di due giorni. «L’Ucraina ha il diritto» di colpire obiettivi in territorio russo con i missili Storm Shadow che la Gran Bretagna fornisce dal maggio 2023 al governo di Kiev, ha detto Cameron. La loro gittata è superiore a 250 chilometri. «La Russia sta bombardando l’Ucraina, è comprensibile che l’Ucraina senta la necessità di difendersi» ha aggiunto Cameron in un’intervista all’agenzia Reuter. Interpretazione tra l’altro sottoscritta dalla sua collega lettone Baiba Braze, secondo la quale sono ormai «diversi» i paesi che forniscono armi a Kiev senza vietare al suo governo di usarle sul territorio russo, cosa, ha precisato, «in linea con le norme del diritto internazionale». Cameron ha anche aggiunto che l’aiuto annuale di tre miliardi e mezzo di euro destinato all’Ucraina, «durerà quanto serve».

«ESCALATION DIRETTA»

Dichiarazioni che da Mosca Peskov ha interpretato come «un’escalation diretta» che «potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per la sicurezza europea, l'intera architettura di sicurezza europea».

L’AFFAIRE TEDESCO

Respinte da Mosca anche le accuse del governo tedesco di aver lanciato un attacco informatico contro membri della Spd. L’incaricato d’affari russo a Berlino, convocato al ministero degli Esteri «ha categoricamente respinto» le accuse, definite «ingiustificate e senza alcun fondamento». Secondo il governo tedesco invece «l’attacco è da attribuire senza ambiguità alle attività del gruppo Atp 28, diretto dai servizi di informazione russi». Anche l’Unione Europea, in un comunicato dei 27 paesi membri, ha «condannato fermamente la campagna informatica ostile condotta dal gruppo Apt28, controllato dalla Russia, contro la Germania e la Repubblica Ceca. La campagna informatica dimostra il continuo modello di comportamento irresponsabile della Russia nel cyberspazio, prendendo di mira istituzioni democratiche, enti governativi e fornitori di infrastrutture critiche in tutta l'Unione europea e oltre».

LA POSIZIONE ITALIANA

In Italia i toni bellici che si alzano in Europa provocano reticenze, soprattutto quelli francesi relativi ad un possibile invio di truppe di terra in Ucraina. «Essere in guerra è una cosa, aiutare l'Ucraina a difendersi è un'altra. E questi aiuti li abbiamo sempre mandati», ha detto ieri a Reggio Calabria il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendosi alla decisione del governo di disporre un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina prima del G7 in Puglia. «Non c'è un impegno dei nostri militari contro la Russia e non c'è mai stato - ha aggiunto Tajani - Abbiamo sempre detto che noi non siamo in guerra con la Russia e quindi non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina». Secondo Tajani, «noi difendiamo il diritto dell'Ucraina ad essere uno Stato indipendente. La nostra posizione è sempre questa. Non abbiamo mai cambiato idea. Noi difendiamo la libertà, l'indipendenza, ma stiamo lavorando per costruire la pace». Va oltre il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa. In un'intervista all’AdnKronos ritiene che con le sue «uscite pericolose», il presidente Macron «si è messo in rotta di collisione con la linea consolidata a livello internazionale, Nato ed europea, giusta o sbagliata che sia».

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