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Il governo e Stellantis depongono le armi. Il primo intervento di Jean Philippe Imparato al Ministero delle Imprese è stato soddisfacente ed a chiudere il tavolo sulla multinazionale transatlantica è stato lo stesso padrone di casa, il ministro Adolfo Urso che ha seguito la vicenda dichiarando che non avrebbe fatto sconti. Il rappresentate dell’esecutivo voleva un nuovo piano ed impegni precisi e il manager di origini italiane è riuscito a centrare l’obiettivo. «Questa è una giornata importante, così è stata definita da tutti gli attori - ha spigato Urso - Importante per l’auto italiana, per l’industria e per i lavoratori. Avevamo chiesto a Stellantis di confrontarsi su un piano industriale assertivo con investimenti, ricerca e sviluppo, modelli e piattaforme per i siti italiani e garanzia dei livelli occupazionale. E responsabilità nel governare la transizione del comparto auto italiano, indotto e filiera».
Il Ministro conclude esternando soddisfazione: «Abbiamo chiesto di tornare a pensare in Italia, per quanto riguarda ricerca, innovazione, design nella piena consapevolezza di quanto forte sia l’ecosistema italiano e le risposte oggi le abbiamo avute, con un piano Italia che afferma la centralità del nostro paese nello sviluppo industriale di Stellantis nel mondo». Per il momento, dunque, la partita è chiusa anche se al MiMit affermano che «l’evoluzione della situazione verrà monitorata al tavolo automotive che invece resta aperto». In ogni caso il cambio di passo appare evidente, anche perché la posta in gioco si sposta a livello continentale. Il nostro paese è locomotiva per convincere l’UE ad anticipare i tempi per apportare cambiamenti ad un calendario che vede le multe ai costruttori per la CO2 già nel 2025 e 10 anni dopo il divieto di vendere auto termiche.
Che il governo e l’unica casa presente in Italia siano sulla stessa lunghezza d’onda è un fatto positivo. Anche su questo punto c’è una direzione diversa da quella, molto rigida, sostenuta da Tavares. «L’Unione Europea deve modificare la normativa che rischia di sanzionare le case europee che non raggiungono i target di vendita di auto elettriche - ha dichiarato Imparato - tra 12 giorni non si scherza». Il manager ha spiegato che Stellantis dovrebbe salire dal 12% al 21% di auto elettriche vendute sul totale per evitare le multe. Imparato ha confermato il rientro in Acea, per essere allineati alle altre aziende del settore, e puntualizzato: «Per noi e una giornata seria, di alto livello. Non abbiamo presentato un piano di difesa, ma di sviluppo in Italia. Il 2025 sarà tosto, non lo nascondiamo, ma tutti gli stabilimenti in Italia saranno attivi».
L’impegno in Italia prevede 2 miliardi di investimenti nel 2025, più 6 miliardi di acquisti da fornitori. «Non sono previsti aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie». Il manager ricorda il passato: «Stellantis è il gruppo che ha investito di più in Italia: 10 miliardi nel 2021-2025, che salgono a 40 miliardi considerati anche gli acquisti da fornitori». Nell’ultimo incontro del tavolo è stato illustrato, stabilimento per stabilimento, cosa avverrà fino a fine decennio. Era già noto che a Cassino verranno prodotti i modelli sulla piattaforma Stla Large e a Melfi le vetture che utilizzeranno la Stla Medium. Imparato ha aggiunto, cosa molto rilevante, che Pomigliano sarà una delle fabbriche che ospiterà la Stla Small. L’aspetto è fondamentale perché di questa architettura, che arriverà sul mercato per ultima fra le 4 annunciate da Stellantis, non si era finora parlato. La Stla Small, oltretutto, serve per produrre le vetture piccole che sono storicamente le più diffuse in Italia e potrebbero alimentare il mercato della Penisola. G