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Emendamenti, limature e nuove deroghe. A meno di 48 ore dal consiglio dei ministri in cui Giancarlo Giorgetti ha annunciato a sorpresa lo stop alle "code" del Superbonus, a tenere banco sono già le modifiche alla norma (di cui non esiste ancora un testo finale). Se l’eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito è per il ministro dell'Economia dettata dalla necessità di evitare un'apocalisse dei conti pubblici, lo stesso taglio - secondo sindaci e governatori - metterebbe invece a rischio la ricostruzione delle aree colpite da terremoti, alluvioni e altri disastri naturali negli anni scorsi. Tant'è che la levata di scudi contro l'intervento del governo è finita con l'essere guidata non solo da costruttori, opposizioni, ordini professionali e associazioni varie, ma soprattutto da Forza Italia (da sempre scettica nei confronti dello stop) e dagli amministratori locali di centrodestra. Al di là delle rassicurazioni offerte dal commissario per la Ricostruzione Guido Castelli a chiedere un passo indietro sono ad esempio i governatori di Lazio e Abruzzo Francesco Rocca e Marco Marsilio (entrambi in quota Fratelli d'Italia), ma anche decine di sindaci.
I contrari
Dall'aquilano meloniano Pierluigi Biondi a quello di Amatrice Giorgio Cortellesi, a rappresentanza delle fasce tricolore del cratere sismico laziale, abruzzese, umbro e marchigiano.
Per tutti l'impatto del taglio sarebbe disastroso e, in assenza di rassicurazioni su una limatura per escludere dal provvedimento le zone terremotate, promettono «proteste» e «azioni clamorose». Cortellesi promette «una campagna di sensibilizzazione» e «repliche colpo su colpo» all'esecutivo. Il coordinatore delle quattro Anci regionali (Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo) Gianguido D'Alberto annuncia «mobilitazioni a difesa delle nostre comunità». Per tutti l'impatto della misura giorgettiana, per quanto non retroattiva (a salvaguardia di chi ha già avviato l’iter per i lavori), è un duro colpo alla ricostruzione e alla fiducia dei cittadini. La cancellazione dei meccanismi di facilitazione che altrimenti sarebbero rimasti in vigore fino al 31 dicembre 2025, condanna infatti chi non ha ancora depositato i progetti.
Il pressing
La tensione è alta. Il pressing sul ministro dell'Economia anche. Fonti governative provano a rassicurare sul fatto che sarà trovata una quadra. A via XX Settembre invece si dipinge un futuro a tinte fosche in caso di passi indietro. Il Superbonus e le altre agevolazioni edilizie avrebbe infatti sforato abbondantemente i 200 miliardi di euro in costi per le casse dello Stato, minanciando la tenuta dei conti pubblici e la possibilità che il deficit al 4,3% previsto in precedenza possa essere confermato. Uno scenario quest'ultimo, che comprometterebbe gravemente la fiducia dei mercati nell'Italia, generando - e qui sta il timore di Giorgetti - una serie di reazioni a catena sul debito nostrano. Il mandato consegnato al ministro dall'esecutivo è però quello di provare ad «ammorbidire» l'intervento. Magari, appunto, escludendo proprio le aree terremotate. Difficile però dire al momento come andrà.