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Tagli a Palazzo Chigi: dalle auto blu alle mense fino alle trasferte, ecco cosa cambia. «Scattano le regole Ue»

1 mese fa 4
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Allacciare le cinture. E soprattutto stringerle. Auto blu, incarichi e consulenze, trasferte e lezioni di inglese, mensa e rimborsi, penne, pennarelli e attaches. Dimenticate i tempi di gloria della “casta”. Anche Palazzo Chigi si mette “a dieta” in vista delle nuove regole sul Patto di Stabilità europeo che tolgono il sonno a Giorgia Meloni e i suoi ministri mentre si abbozza la prossima manovra. Una direttiva pubblicata a metà settembre spiega come ogni anno a funzionari e papaveri di Piazza Colonna e dintorni come compilare il prossimo bilancio di previsione.

Fra le righe ricorre una preghiera, anzi un duro monito: nessuno chieda aumenti, soldi in più. Perché soldi non ce ne sono e anzi l’imperativo, quest’anno più degli altri anni, è uno solo: tagliare, tagliare, tagliare. La spending review dell’amministrazione che ospita le stanze della premier seguirà una roadmap concordata tempo addietro. I primi a pagare il conto saranno i ministri senza portafoglio che il portafoglio troveranno ancora più alleggerito alla fine del 2025. Anche quest’anno tra loro, i sottosegretari e le strutture di missione bisognerà mettere nel salvadanaio una cifra ragguardevole: 50 milioni e 871mila euro.

LA SCURE

Ma la scure del governo si abbatterà altresì sulle tante spese «per consumi» che scandiscono la vita quotidiana dei funzionari di Palazzo Chigi. Da dove iniziare? Dalle autovetture, le “auto blu” vera ossessione dei crociati “anti-casta”. La direttiva spiega ai funzionari chiamati a compilare le richieste per il prossimo bilancio che sul punto non si può transigere: va tagliata la spesa per «l’acquisto, la manutenzione, il noleggio e l’esercizio di autovetture, nonché per l’acquisto di buoni taxi». Non un solo euro in più, anzi l’obiettivo è ridurre i costi del 5 per cento rispetto al 2024. Lo stesso taglio richiesto per la spesa in «attività di formazione» (ad esempio i corsi di inglese di funzionari e ministri che devono farsi trovare pronti ai tavoli negoziali di Bruxelles). E ancora, si raccomanda «stretta osservanza» nella gestione delle missioni in Italia e all’estero e assoluta sobrietà per chi vuole partecipare a «relazioni pubbliche, convegni, mostre». Al punto che Palazzo Chigi consiglia ai suoi dirigenti: se proprio è necessario, meglio partecipare da remoto, videocollegati, costa di meno. Di per sé le linee guida non sorprendono, sono moniti che si ripetono ogni anno puntuali e cercano di arginare le spese di una macchina enorme che di governo in governo va ingrassando. Tra ministeri senza portafoglio, task force e unità di missione (basti pensare alle strutture per il Pnrr o all’unità di missione creata per il “Piano Mattei” citato nella direttiva) la stazza cresce e i costi, invece, devono diminuire. Quest’anno si aggiunge il patto di Stabilità Ue a stringere la cinghia. «Va considerata l’attuale fase di transizione verso le nuove regole della governance economica europea - si legge nell’incipit del documento - e di conseguenza la necessità di predisporre un quadro programmatico coerente con tali nuove regole orientato alla sostenibilità del debito pubblico». Di qui l’avviso ai naviganti, in neretto: «Si rinnova l’indicazione di limitare le eventuali richieste incrementali a quanto strettamente necessario». In caso contrario, «si dovranno fornire dettagliate motivazioni».

LE SPESE

Tant’è. In un guizzo d’orgoglio l’amministrazione che ospita le stanze della presidente del Consiglio ricorda di contribuire ogni anno, più e meglio di altri, alla spending review. Eppure i costi da contenere sono tanti. Gli stipendi dei 1832 dipendenti, questo dicono i dati della Ragioneria, sono tra i più alti della pubblica amministrazione italiana insieme a quelli delle Authority.

Alle buste paga si aggiunge una valanga di spese. Come gli affidamenti - ieri Palazzo Chigi ha pubblicato un contratto da 160mila euro per la rete di cybersecurity con Telecom Italia, Scai Solution e MaticMind, la società guidata dall’imprenditore Carmine Saladino balzato agli onori delle recenti cronache politiche. E solo a settembre il governo ha speso più di un milione di euro tra sovvenzioni e contributi a fondazioni e centri culturali. Sessantamila alla Fondazione Berlinguer per celebrare la memoria del segretario comunista. Spese ecumeniche, più che trasversali. Così dovranno essere però anche i tagli imposti dall’Ue.

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