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Prima a Berlino per la riunione dei leader del Ppe, subito dopo a Hammamet per i 25 anni della morte di Craxi e oggi Antonio Tajani è a Caltagirone in Sicilia per celebrare l’anniversario numero 106 dell’appello dei liberi e forti di don Sturzo.
Ministro, non crede che invece di guardare indietro a Sturzo e a Craxi la politica dovrebbe guardare avanti?
«Io credo che chi non ha memoria non ha futuro. Guido un partito, Forza Italia, che è cristiano e garantista in cui l’ispirazione molto moderna di Sturzo e le idee innovative di Craxi hanno sempre agito per noi come bussola. Il leader del Psi, Andreotti e Berlusconi sono stati i protagonisti della politica estera italiana negli scorsi decenni e dobbiamo molto a tutti e tre. Le eredità naturalmente vanno attualizzate, ed è quello che noi cerchiamo di fare. Ma la loro lucidità di sguardo e il loro approccio insieme ideale e pragmatico sulle grandi questioni del mondo, e di un mondo che adesso è ancora più in subbuglio rispetto a prima, sono particolarmente preziosi in questa fase».
Siete craxiani perché Craxi era amico di Berlusconi?
«Guardiamo ai fatti. Craxi ha valorizzato un socialismo liberale che non era anti-nazionale e si fondava sul lascito di due personaggi enormi, a noi molto cari, come Giuseppe Garibaldi e Cesare Battisti. E come dimenticare le due grandi battaglie del segretario del Psi? Quella sulla scala mobile contiene un’idea del mondo del lavoro che è la nostra. Quella sulla responsabilità civile dei magistrati la stiamo sviluppando insieme a tutto il resto della cultura garantista che risale alla migliore tradizione della cultura politica italiana. Berlusconi ha sempre detto che siamo un partito cristiano, liberale, riformista, garantista, europeista, atlantista. In questo ci sono sia Sturzo sia Craxi».
Ma come può credere che queste figure del passato possano dire qualcosa ai giovani di oggi e avvicinarli alla politica e al centrodestra?
«Lo credo profondamente. Perché i valori non scadono. Andando ad Hammamet dove Craxi è sepolto nel cimitero cristiano che guarda la sponda dell’Italia, e recandomi a Caltagirone che è la città di Sturzo, io ci vado pensando proprio ai giovani. Oggi sono troppe le fragilità e le carenze di punti di riferimento delle ragazze e dei ragazzi. Sono ancora sotto choc per la morte a Roccaraso del nostro giovane di Forza Italia, Luca, uno dei migliori attivisti che abbiamo avuto. I giovani devono avere delle figure, anche del recente passato, a cui ispirarsi».
La celebrazione di Sturzo sembra nella scia della costruzione, ormai evidente, del rapporto molto stretto tra lei e il cardinale Zuppi presidente delle Cei. Forza Italia vuole essere una sorta di nuova Dc?
«Guardi che lo stesso Sturzo non voleva un partito cattolico ma un partito dei cattolici».
Quindi state nel mercato, molto affollato, dei partiti di centro vogliosi di esistere almeno nelle fantasie di tanti?
«Non c’è nessun centro da costruire perché il centro già c’è ed è Forza Italia. Altri tentativi, e vedo che ne esistono a decine, sono velleitari. Berlusconi, nella sede nazionale di Forza Italia a via dell’Umiltà, volle appendere alle pareti l’appello sturziano del 1919 dei “Liberi e forti”. Noi siamo nella famiglia cristiano-democratica-europea del Ppe. Altri stanno in quella socialista europea. Questa è un differenza fondamentale. È ovvio che un cristiano può militare in qualsiasi partito, ma il partito socialista non è d’ispirazione cristiana. Comunque è superato pensare di resuscitare la Dc o l’unità dei cattolici. E voglio anche ricordare Craxi non negò mai il ruolo dei cristiani e della Chiesa nella società italiana. Tanto è vero che firmò il nuovo Concordato».
A proposito di valori: siete garantisti anche su Daniela Santanché?
«Lo siamo con tutti i cittadini italiani, ministri compresi. Si è colpevoli soltanto dopo il terzo grado di giudizio».
E su Luca Zaia, nessun nuovo mandato da presidente regionale?
«Il problema non è lui. La questione è molto più generale e attiene alla fisiologia della nostra democrazia. È necessario avere un ricambio in un incarico che concentra, nella Regione, più potere di quanto ne abbiano a livello nazionale il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Lo stesso Zaia, del resto, è sempre stato contrario al terzo mandato...».
Si riferisce a quel video, molto circolante sul web, in cui il presidente veneto, anche gesticolando, sostiene che il terzo mandato non va bene?
«Io credo, semplicemente, che chiunque abbia fatto il presidente di Regione non ha finito la propria carriera. Può poi fare altro: il sindaco, il ministro».
Vede dunque una possibilità di rimpasto e Zaia, che già lo è stato, nuovamente ministro?
«Il rimpasto non mi sembra affatto nelle cose. E io sono comunque contrarissimo ai rimpasti. Si fanno soltanto nei momenti di crisi e non mi pare proprio che si stia attraversando una situazione del genere. Anzi, siamo un governo molto stabile».
Meloni sarà alla cerimonia d’inizio mandato di Trump. Lei quando andrà a Washington?
«Il prima possibile. Intanto, domani, vado a fare il portatore di pace in Medio Oriente. A sostenere la tregua tra israeliani e palestinesi, facendo la spola tra Gerusalemme e Ramallah».
Ultima domanda: vi state mettendo d’accordo sull’elezione dei nuovi giudici costituzionali?
«Sì, siamo a un passo dalla soluzione. Non c’è mai stato un problema dentro Forza Italia sui nomi. Bisogna soltanto individuare la figura indipendente che non appartenga ad aree culturali né di centrosinistra né di centrodestra».
Si vota in aula il 23 gennaio. Fumata bianca?
«Credo che giovedì si deciderà. E ci sarà la dimostrazione che su grandi questioni, le soluzioni si trovano con il dialogo. Mi auguro che si possa trovare la soluzione anche sulla Rai. Ricordo che Forza Italia votò il candidato presidente del servizio pubblico, Foa, durante il governo Conte. E anni prima votammo anche Petruccioli che è stato un politico di rilievo del mondo post-comunista. Simona Agnes è una figura super-partes di grande equilibrio, figlia di uno dei grandi protagonisti della storia della Rai, che la sinistra apprezzava moltissimo».