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Thomas, dalle telecamere arriva la conferma al racconto del superteste: il minore detenuto a Roma chiederà di incontrare i pm

6 mesi fa 12
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Per filo e per segno. L’analisi delle telecamere utili, spinta indietro fino alle 15.30 di domenica 23 giugno, conferma in tutti i passaggi il racconto del supertestimone del delitto di Cristopher Thomas Luciani. Il minore presente nel branco che ha attirato il sedicenne di Rosciano nella trappola dei due killer, si è pentito a distanza di ore, al punto da rompere il patto di omertà stretto dal gruppo dei sei amici subito dopo l’orrenda esecuzione del ragazzo per un debito di 2-300 euro per questioni di droga, ma soprattutto per la «questione di rispetto» invocata dal creditore, il leader del gruppo, primo a colpire la vittima con il coltello da sub che aveva nello zaino, insieme agli abiti di ricambio indossati subito dopo proprio per eludere eventuali spunti di indagine forniti dalle telecamere.

Gli investigatori della squadra mobile, guidati dal commissario capo Mauro Sablone, hanno ultimato l’esame delle immagini utili, unica fonte di riscontro al momento disponibile per il riscontro del teste chiave dell’accusa, in attesa della consulenza tecnica sui telefonini. Una vasta area centrale è stata monitorata a distanza, dal terminal bus dove intorno alle 16.30 il gruppo guidato dal creditore di Luciani incontra il ragazzo di Rosciano, presente a Pescara poiché fuggito tre giorni prima dalla struttura per minori dove si trovava ristretto in Molise. Tracce video del gruppo anche nel successivo spostamento del branco verso i vecchi silos della stazione e, poi, all’ingresso e soprattutto all’uscita del parco Baden Powell dopo il delitto. In sede di sommarie informazioni fornite la notte di domenica 23, il teste ha infatti indicato con esattezza la via di uscita da lui seguita, l’ingresso laterale verso un vicolo, e i componenti del gruppo incontrati durante il tragitto. Per poi ricongiungersi agli altri e, insieme, raggiungere lo stabilimento Croce del sud.

LE RICERCHE

Mentre è in corso la ricerca di altri testimoni oculari tra i residenti di Parco dei musici, l’elegante complesso che si affaccia sul parco Baden Powell, il lavoro della squadra mobile punta a blindare la ricostruzione fornita dal pentito. Mossa preventiva in vista del possibile scaricabarile che i due minori arrestati con l’accusa di omicidio aggravato potrebbero inscenare in sede di interrogatorio da parte dei Pm minorili, dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’udienza preliminare del Gip. Avvisaglie di un tentativo di allargare il perimetro delle responsabilità, quantomeno al superteste che trovava nella posizione più vicina a quella degli assassini durante l’esecuzione, compiuta con 25 coltellate, si sono avute già durante il colloquio in carcere tra il minore detenuto a Roma, quello che avrebbe colpito per secondo, e il suo avvocato difensore.

Mentre slitta di altri giorni, a Bari, il colloquio del secondo detenuto con il proprio avvocato, inizialmente previsto per ieri, dovrebbe essere proprio il ragazzo ristretto a Roma il primo a chiedere di essere ascoltato dal Pm minorile David Mancini, per verbalizzare la sua versione dei fatti. Ogni tentativo di scrivere una storia diversa del delitto del parco sembra però destinato a infrangersi contro l’evidenza delle immagini in possesso degli investigatori.

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