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Nuovi misteri emergono dalla vicenda del sottomarino Titan, affondato il 18 giugno 2023 per un'implosione che ha causato la morte istantanea dei cinque facoltosi turisti a bordo. Il sommergibile voleva sfidare la maledizione del Titanic portando i passeggeri ad osservare i resti del relitto a quasi 4.000 metri di profondità, ma dopo giorni di ricerche i rottami sono stati trovati accanto alla nave affondata. Una vicenda che ha suscitato polemiche a livello globale, che ora si arricchisce della questione dell'eredità di uno dei milionari a bordo, Shahzada Dawood.
L'eredità del magnate Shahzada Dawood
Shahzada Dawood (48 anni) è deceduto sul sottomarino Titan con il figlio 19enne Suleman, anche lui sul sommergibile nel tentativo di ammirare il relitto del Titanic.
Nipote di Ahmed Dawood, un importante industriale Memon che aveva fondato l'azienda Dawood Group, Shahzada aveva ereditato una fortuna impressionante dalla sua famiglia, tra le più ricche di tutto il Pakistan.
Il suo patrimonio netto personale era stimato a circa 340 milioni di euro (285 mln di sterline) e la sua azienda di famiglia (con sede a Karachi) ha un fatturato di 1.5 miliardi di euro all'anno (1.3 miliardi di sterline).
Shahzada è stato inoltre vicepresidente della Engro Corporation, un'azienda che produce fertilizzanti ed energia, e della Dawood Hercules Corporation, che opera nell'industria dei prodotti chimici.
Tuttavia, Shahzada è morto senza un testamento valido nel Regno Unito, lasciando così meno di 100.000 sterline (circa 120mila euro) alla moglie in Gran Bretagna, nonostante fosse l'erede di un patrimonio molto più ampio. La moglie Christine, che continua a vivere nella loro casa nel Surrey, ha quindi ricevuto una parte minima dell'eredità del marito. Nel testamento si legge inoltre che era domiciliato in Pakistan, per cui la maggior parte del suo patrimonio è rimasto fuori dal Regno Unito.
Le parole della moglie Christine
Il 18 giugno Christine e sua figlia Alina, che all'epoca aveva 17 anni, avevano atteso sulla nave di supporto mentre le ricerche del sottomarino proseguivano, prima di ricevere la straziante notizia. Parlando al The Mail, la moglie aveva detto: «Nel momento in cui abbiamo saputo che avevano trovato detriti e che non c'erano sopravvissuti, Alina e io siamo salite sul ponte. Fino a quel momento avevamo avuto speranza. Poi abbiamo preso dei cuscini e ci siamo sedute lì a guardare l'oceano. Stavamo piangendo entrambe».
«Mio marito e mio figlio sono morti sul sottomarino Titan. Quando penso a loro ora, li vedo addormentati nell'oceano» ha continuato il racconto «Mi sono voltata verso di lei e le ho detto: 'Ora sono vedova'. Lei ha risposto: 'Sì, e sono figlia unica'. Poi abbiamo pianto ancora di più. Nessun genitore dovrebbe soffrire per il proprio figlio. È innaturale. All'improvviso il tuo scopo, la tua identità, ti vengono strappati via».
Christine e Shahzada si erano incontrati all'Università di Reutlingen, in Germania, dove tra loro era scoccata una vera e propria scintilla. Inizialmente, il viaggio per visitare il relitto a bordo del sottomarino OceanGate era stato organizzato da Christine insieme al marito, poi annullato a causa della pandemia Covid. Successivamente, il figlio Suleman, che da adolescente si era appassionato al Titanic dopo aver completato un modello Lego da 10.000 pezzi, aveva sviluppato un'ossessione per la nave, sostituendo così la madre nella costosa esperienza.
«Non abbiamo una tomba per loro», ha spiegato Christine, in merito alla sepoltura dei suoi cari. «Non c'erano corpi, ma recentemente, insieme ad Alina e alla sorella minore di Shahzada, Sabrina, siamo andate a Singapore. Il mare era abbastanza caldo da permetterci di camminarci dentro, e in quel momento li ho sentiti davvero vicini. Ho pensato: "Questo è un dono. Non ho bisogno di una tomba, perché ogni volta che sarò nell'oceano, riuscirò a connettermi con loro, perché ne fanno parte"».
La vicenda del Titan
Oltre a Shahzada e al figlio, altre tre persone persero la vita a bordo del Titan: Stockton Rush, CEO di OceanGate, 61 anni, l’imprenditore britannico Hamish Harding, 58 anni, e Paul-Henry Nargeolet, 77 anni, ex sommozzatore della marina francese ed esperto del Titanic.
Il disastro ebbe luogo il 18 giugno dell’anno scorso, quando il sommergibile perse i contatti con la superficie dopo essersi immerso nel relitto del Titanic. Una volta dichiarato disperso, i soccorritori avviarono immediatamente le ricerche, ma ben presto le autorità ipotizzarono che il Titan fosse imploso mentre raggiungeva le profondità dell'oceano.
Nonostante l'imponente dispiegamento di forze, la tragedia scatenò polemiche su OceanGate e il suo CEO, principalmente riguardo alla struttura del sommergibile, gestito tramite un controller per videogame Logitech F710, alla carenza di adeguati controlli di sicurezza e ai ritardi nell'allertare le autorità dopo la perdita dei contatti.
Il Titan, come altri veicoli simili, era soggetto a una supervisione regolamentare limitata, il che, secondo i critici, avrebbe incentivato la compagnia a prendere scorciatoie per quanto riguarda la sicurezza.
Gli esperti hanno individuato uno dei principali problemi nel frequente utilizzo del sommergibile: la sua struttura era progettata per immersioni occasionali, non per un impiego continuo. Le numerose traversate potrebbero aver indebolito la sua integrità, portando al tragico collasso.